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EMISSIONI DI GAS SERRA COMPLESSIVE E DA PROCESSI ENERGETICI
Abstract:
L'indicatore riguarda le emissioni in atmosfera dei gas serra che influenzano gli equilibri climatici. Nel 2019 i processi energetici sono stati all’origine del 95,5% delle emissioni di anidride carbonica, del 17,9% delle emissioni di metano e del 26,8% delle emissioni di protossido di azoto, mentre non hanno contribuito alle emissioni di sostanze fluorurate; complessivamente, l’80,5% delle emissioni di gas serra è stato di origine energetica. Il confronto dell’andamento delle emissioni di gas serra da processi energetici con quello delle principali variabili rappresentative della crescita economica mostra che, nel periodo 1995-2019, le emissioni di gas serra e il prodotto interno lordo hanno dinamiche differenti, mettendo in evidenza un disaccoppiamento assoluto. Inoltre, l’andamento delle emissioni di gas serra da processi energetici è stato sostanzialmente parallelo a quello dei consumi energetici fino al 2004, mentre successivamente si delinea un disaccoppiamento che diventa più accentuato negli ultimi anni, in seguito alla riduzione del PIL e alla sostituzione di combustibili a più alto contenuto di carbonio con il gas naturale e all’incremento della quota di energia da fonti rinnovabili nella produzione di energia elettrica e nell’industria.
Descrizione:
L'indicatore riguarda le emissioni in atmosfera dei gas serra che influenzano gli equilibri climatici. Inizialmente il Protocollo di Kyoto prendeva in considerazione le emissioni di origine antropica di sei gas: anidride carbonica (CO2), metano (CH4), protossido di azoto (N2O), idrofluorocarburi (HFC), perfluorocarburi (PFC) ed esafluoruro di zolfo (SF6). Con il secondo periodo di Kyoto (2013-2020) un nuovo gas serra è stato aggiunto ai precedenti: il trifluoruro di azoto (NF3). L'anidride carbonica proviene essenzialmente dall'utilizzo dei combustibili fossili (impianti per la produzione di energia, riscaldamento domestico e trasporti), ma anche da alcuni processi industriali e dalla deforestazione. Le emissioni di metano sono dovute alle attività agricole, all'allevamento, allo smaltimento di rifiuti e all'uso di combustibili fossili. Il protossido di azoto è emesso dalle pratiche agricole e da alcuni processi industriali. Gli F-gas o gas fluorurati (HFC, PFC, SF6) e NF3, non controllati dal Protocollo di Montreal, provengono essenzialmente da attività industriali (a esempio i sistemi di refrigerazione), ma non dai processi energetici.
Scopo:
Valutare il ruolo dei processi energetici rispetto alle emissioni di gas serra, al fine di diminuire l'impatto dell'uso di energia sui cambiamenti climatici.
Rilevanza:
È di portata nazionale oppure applicabile a temi ambientali a livello regionale ma di significato nazionale
È in grado di descrivere il trend senza necessariamente fornire una valutazione dello stesso
È semplice, facile da interpretare
È sensibile ai cambiamenti che avvengono nell’ambiente e/o delle attività antropiche
Fornisce un quadro rappresentativo delle condizioni ambientali, delle pressioni sull’ambiente o delle risposte della società, anche in relazione agli obiettivi di specifiche normative
Fornisce una base per confronti a livello internazionale
Misurabilità:
Adeguatamente documentati e di fonte nota
Aggiornati a intervalli regolari e con procedure affidabili
Facilmente disponibili o resi disponibili a fronte di un ragionevole rapporto costi/benefici
Un’ “adeguata” copertura spaziale
Un’ “idonea” copertura temporale
Solidità:
È basato su standard nazionali/internazionali e sul consenso nazionale/internazionale circa la sua validità
È ben fondato in termini tecnici e scientifici
Presenta attendibilità e affidabilità dei metodi di misura e raccolta dati
Comparabilità nel tempo
Comparabilità nello spazio
Principali riferimenti normativi e obiettivi:
Il Protocollo di Kyoto prevedeva l'obiettivo di riduzione delle emissioni per l'Italia del 6,5% nel periodo 2008-2012 rispetto ai livelli del 1990. La Conferenza sui cambiamenti climatici tenuta a Doha nel 2012 ha esteso il protocollo di Kyoto fino al 2020, senza tuttavia raggiungere un accordo vincolante delle riduzioni in quella sede. Con la Conferenza di Parigi nel 2015 è stato raggiunto l’accordo per un contenimento dell’aumento della temperatura al di sotto della soglia di 2 °C, che era considerato l’obiettivo fissato prima della COP21, facendo il possibile per arrivare a 1,5 °C.
Nel contesto europeo sono stabiliti gli obiettivi di riduzione del 20% delle emissioni di gas serra per il 2020 rispetto ai livelli del 1990, del 20% del fabbisogno energetico ricavato da fonti rinnovabili e l’obiettivo indicativo del miglioramento del 20% dell'efficienza energetica. Gli obiettivi di riduzione delle emissioni sono separati per quelle derivanti dagli impianti industriali soggetti alla Direttiva ETS (Emissions Trading System) e quelle generate dagli altri settori regolati attraverso l’Effort Sharing Decision (ESD). Gli impianti ETS sono gestiti direttamente a livello europeo e il target di riduzione è del 21% rispetto al 2005, applicato a scala nazionale. Il target nazionale per i settori nell’ambito dell’ESD è una riduzione delle emissioni del 13% rispetto al 2005. Per le fonti rinnovabili il target nazionale prevede una quota del 17% del consumo finale lordo soddisfatto da fonti rinnovabili.
L’Europa ha aggiornato il quadro strategico per il clima fissando l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra al 2030 del 40% rispetto al 1990, una quota di almeno il 32% di energia rinnovabile e un miglioramento almeno del 32,5% dell'efficienza energetica. Gli ultimi due obiettivi saranno riesaminati dal 2023 per un possibile incremento. Per raggiungere l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serrai settori interessati dal sistema di scambio di quote di emissione (ETS) dell'UE dovranno ridurre le emissioni del 43% (rispetto al 2005), mentre i settori non ETS dovranno ridurre le emissioni del 30% (rispetto al 2005). Tali obiettivi sono stati tradotti in obiettivi vincolanti nazionali per gli Stati membri con l’adozione del regolamento Effort Sharing (ESR 2018/842). Per l’Italia è prevista una riduzione delle emissioni dai settori ESR del 33% rispetto al 2005.
Nell'ambito del Green Deal europeo, la Commissione ha proposto nel settembre 2020 di aumentare l'obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per il 2030, comprese le emissioni e gli assorbimenti, ad almeno il 55% rispetto al 1990.
Nel contesto europeo sono stabiliti gli obiettivi di riduzione del 20% delle emissioni di gas serra per il 2020 rispetto ai livelli del 1990, del 20% del fabbisogno energetico ricavato da fonti rinnovabili e l’obiettivo indicativo del miglioramento del 20% dell'efficienza energetica. Gli obiettivi di riduzione delle emissioni sono separati per quelle derivanti dagli impianti industriali soggetti alla Direttiva ETS (Emissions Trading System) e quelle generate dagli altri settori regolati attraverso l’Effort Sharing Decision (ESD). Gli impianti ETS sono gestiti direttamente a livello europeo e il target di riduzione è del 21% rispetto al 2005, applicato a scala nazionale. Il target nazionale per i settori nell’ambito dell’ESD è una riduzione delle emissioni del 13% rispetto al 2005. Per le fonti rinnovabili il target nazionale prevede una quota del 17% del consumo finale lordo soddisfatto da fonti rinnovabili.
L’Europa ha aggiornato il quadro strategico per il clima fissando l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra al 2030 del 40% rispetto al 1990, una quota di almeno il 32% di energia rinnovabile e un miglioramento almeno del 32,5% dell'efficienza energetica. Gli ultimi due obiettivi saranno riesaminati dal 2023 per un possibile incremento. Per raggiungere l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serrai settori interessati dal sistema di scambio di quote di emissione (ETS) dell'UE dovranno ridurre le emissioni del 43% (rispetto al 2005), mentre i settori non ETS dovranno ridurre le emissioni del 30% (rispetto al 2005). Tali obiettivi sono stati tradotti in obiettivi vincolanti nazionali per gli Stati membri con l’adozione del regolamento Effort Sharing (ESR 2018/842). Per l’Italia è prevista una riduzione delle emissioni dai settori ESR del 33% rispetto al 2005.
Nell'ambito del Green Deal europeo, la Commissione ha proposto nel settembre 2020 di aumentare l'obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per il 2030, comprese le emissioni e gli assorbimenti, ad almeno il 55% rispetto al 1990.
DPSIR:
Pressione, Impatto
Tipologia indicatore:
Descrittivo (tipo A), Efficienza (tipo C)
Riferimenti bibliografici:
ISPRA, Italian Greenhouse Gas Inventory 1990-2019, National Inventory Report 2021
(http://www.sinanet.isprambiente.it/it/sia-ispra/serie-storiche-emissioni/national-inventory-report/view)
ISPRA, Quality Assurance/Quality Control Plan for the Italian Emission Inventory, Year 2021 (http://www.sinanet.isprambiente.it/it/sia-ispra/serie-storiche-emissioni/quality-assurance-quality-control-plan-for-the-italian-emission-inventory)
(http://www.sinanet.isprambiente.it/it/sia-ispra/serie-storiche-emissioni/national-inventory-report/view)
ISPRA, Quality Assurance/Quality Control Plan for the Italian Emission Inventory, Year 2021 (http://www.sinanet.isprambiente.it/it/sia-ispra/serie-storiche-emissioni/quality-assurance-quality-control-plan-for-the-italian-emission-inventory)
Limitazioni:
L'accuratezza dell'indicatore si riduce passando dal livello nazionale a quello locale, per effetto della distribuzione non uniforme della produzione e del consumo di energia sul territorio nazionale.
Ulteriori azioni:
Non compilato
Frequenza rilevazione dati:
Annuale
Accessibilità dei dati di base:
ISPRA, Inventario delle emissioni in atmosfera
http://www.sinanet.isprambiente.it/it/sia-ispra/serie-storiche-emissioni/serie-storiche-delle-emissioni-di-gas-serra/view
http://www.sinanet.isprambiente.it/it/sia-ispra/serie-storiche-emissioni/serie-storiche-delle-emissioni-di-gas-serra/view
Fonte dei dati di base:
ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale)
Descrizione della metodologia di elaborazione:
Stima effettuata nell'ambito della predisposizione dell'inventario nazionale delle emissioni. Il valore equivalente in anidride carbonica è calcolato moltiplicando le emissioni di ogni gas per il relativo potenziale di riscaldamento globale rispetto all'anidride carbonica; ad esempio, i fattori di conversione sono 25 per il metano e 298 per il protossido di azoto secondo le linee guida del IV AR di IPCC.
Core set:
Non compilato
Altri Core set:
Green Deal
Periodicità di aggiornamento:
Annuale
Copertura spaziale:
Nazionale
Copertura temporale:
1990-2019
L’informazione è rilevante ai fini del rispetto degli obiettivi di riduzione delle emissioni previsti dal Protocollo di Kyoto e dai successivi accordi nel contesto della Convenzione sui cambiamenti climatici. Le stime sono calcolate in conformità alle caratteristiche di trasparenza, accuratezza, consistenza, comparabilità, completezza richieste dalla metodologia definita da IPCC. Sono disponibili dati a livello nazionale. È possibile calcolarli a livello regionale e provinciale. |
Stato:
Buono
Descrizione/valutazione dello stato:
Nel 2019 le emissioni di gas serra sono state 418,3 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (-2,4% rispetto all’anno precedente). Le emissioni da processi energetici sono state 336,6 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (-2,7% rispetto all’anno precedente) (Tabella 1).
Trend:
Positivo
Descrizione/valutazione del trend:
Le emissioni totali di gas a effetto serra si riducono nel periodo 1990-2019 del 19,4%, passando da 518,7 a 418,3 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, mentre le emissioni energetiche di gas serra sono diminuite del 20,9%, passando da 425,3 a 336,6 milioni di tonnellate di CO2 equivalente.
L'andamento complessivo dei gas serra è determinato principalmente dal settore energetico e quindi dalle emissioni di CO2 che rappresentano poco più dei quattro quinti delle emissioni totali lungo l'intero periodo 1990-2019 (Tabella 1).
L'andamento complessivo dei gas serra è determinato principalmente dal settore energetico e quindi dalle emissioni di CO2 che rappresentano poco più dei quattro quinti delle emissioni totali lungo l'intero periodo 1990-2019 (Tabella 1).
Variabili:
Emissioni complessive di gas serra (Mt CO2 equivalente per anno).
Emissioni di gas serra da processi energetici (Mt CO2 equivalente per anno).
Emissioni di gas serra da processi energetici (Mt CO2 equivalente per anno).
Allegati:
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Nel 2019 i processi energetici sono stati all’origine del 95,5% delle emissioni di anidride carbonica, del 17,9% delle emissioni di metano e del 26,8% delle emissioni di protossido di azoto, mentre non hanno contribuito alle emissioni di sostanze fluorurate; complessivamente, l’80,5% delle emissioni di gas serra è stato di origine energetica. Il confronto dell’andamento delle emissioni di gas serra da processi energetici con quello delle principali variabili rappresentative della crescita economica mostra che, nel periodo 1995-2019, le emissioni di gas serra e il prodotto interno lordo presentano dinamiche differenti, mettendo in evidenza un disaccoppiamento assoluto. Inoltre, l’andamento delle emissioni di gas serra da processi energetici è stato sostanzialmente parallelo a quello dei consumi energetici fino al 2004, mentre successivamente si delinea un disaccoppiamento che diventa più accentuato negli ultimi anni, in seguito alla riduzione del PIL e alla sostituzione di combustibili a più alto contenuto di carbonio con il gas naturale e all’incremento della quota di energia da fonti rinnovabili nella produzione di energia elettrica e nell’industria (Figura 1).
Per garantire la consistenza e la comparabilità dell’inventario, l’aggiornamento annuale delle emissioni comporta la revisione dell’intera serie storica sulla base delle informazioni disponibili e dei più recenti sviluppi metodologici. Le stime di emissione sono sottoposte, inoltre, a un processo di revisione nell’ambito della Convenzione quadro sui cambiamenti climatici che ne verifica la rispondenza ai requisiti di trasparenza, consistenza, comparabilità, completezza e accuratezza, identifica eventuali errori, individua le stime non supportate da adeguata documentazione e giustificazione in relazione alla metodologia scelta, invitando quindi il Paese a una revisione delle stesse.