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EVENTI ALLUVIONALI
Abstract:
Il 2019 si è contraddistinto per l’occorrenza di numerosi eventi alluvionali, circa una trentina, che in taluni casi hanno interessato aree limitrofe anche nel giro di poche settimane. L’estensione delle zone coinvolte ha spesso travalicato i confini regionali, essendo diretta conseguenza di eventi idrometeorologici a scala più ampia. Per tale motivo molti provvedimenti emergenziali e di risanamento sono stati emanati in forma cumulata per più eventi ma medesima area o regione.
Gran parte degli eventi alluvionali è avvenuta in autunno e più precisamente nei mesi di ottobre e novembre, provocando 5 vittime e andando a colpire soprattutto regioni settentrionali.
Tra gli effetti al suolo rilevati, sia in ambito urbanizzato sia in ambito rurale, quelli più diffusi in alveo sono stati le rotture arginali e le erosioni spondali così come i fenomeni di rigurgito delle acque di piena in corrispondenza di alcuni ponti ostruiti da detriti e legname, e come conseguenza diretta l’esondazione delle acque fluviali; tra gli altri effetti registrati si annoverano anche il fenomeno degli alvei-strada (Sicilia, Basilicata) e il collasso della rete idrica locale/urbana, nonché numerosi dissesti gravitativi, sia nuovi che di riattivazione, e molteplici fenomeni erosivi costieri dovuti a violente mareggiate(ad esempio nel Veneto).
Negli ultimi decenni, tuttavia, dalla casistica esaminata nell’ADA, è possibile evincere come a questa componente naturale delle cause predisponenti dei fenomeni di dissesto si siano sovrapposti gli effetti dovuti sia alle trasformazioni antropiche del territorio, sia alle modificazioni climatiche in termini di aumento delle precipitazioni concentrate.
Gli effetti delle modificazioni del clima in Italia sembrano confermare anche per il 2019 un’estremizzazione degli eventi con piovosità mensili molto altalenanti, in cui periodi molto piovosi (maggio, luglio e novembre) si sono alternati a periodi molto secchi (marzo, giugno).
Gran parte degli eventi alluvionali è avvenuta in autunno e più precisamente nei mesi di ottobre e novembre, provocando 5 vittime e andando a colpire soprattutto regioni settentrionali.
Tra gli effetti al suolo rilevati, sia in ambito urbanizzato sia in ambito rurale, quelli più diffusi in alveo sono stati le rotture arginali e le erosioni spondali così come i fenomeni di rigurgito delle acque di piena in corrispondenza di alcuni ponti ostruiti da detriti e legname, e come conseguenza diretta l’esondazione delle acque fluviali; tra gli altri effetti registrati si annoverano anche il fenomeno degli alvei-strada (Sicilia, Basilicata) e il collasso della rete idrica locale/urbana, nonché numerosi dissesti gravitativi, sia nuovi che di riattivazione, e molteplici fenomeni erosivi costieri dovuti a violente mareggiate(ad esempio nel Veneto).
Negli ultimi decenni, tuttavia, dalla casistica esaminata nell’ADA, è possibile evincere come a questa componente naturale delle cause predisponenti dei fenomeni di dissesto si siano sovrapposti gli effetti dovuti sia alle trasformazioni antropiche del territorio, sia alle modificazioni climatiche in termini di aumento delle precipitazioni concentrate.
Gli effetti delle modificazioni del clima in Italia sembrano confermare anche per il 2019 un’estremizzazione degli eventi con piovosità mensili molto altalenanti, in cui periodi molto piovosi (maggio, luglio e novembre) si sono alternati a periodi molto secchi (marzo, giugno).
Descrizione:
L'indicatore fornisce informazioni sugli eventi alluvionali originati da fenomeni meteorici rilevanti occorsi sull’intero territorio nazionale e ne definisce i più importanti effetti economici. I dati, tratti da rapporti tecnici ISPRA e/o report tecnici delle ARPA e dei Centri Funzionali di Protezione civile e da decreti e delibere in ambito sia nazionale sia locale, nel dettaglio riguardano il numero di vittime e l'entità delle risorse necessarie al ripristino dei danni e/o alla mitigazione del rischio (anni 1951 - 2019); per il periodo che va dal 2002 ad oggi, sono fornite informazioni anche sui caratteri pluviometrici degli eventi (durata delle precipitazioni, massima precipitazione nelle 24h, cumulata totale evento), sul tipo dei fenomeni di dissesto e sui principali effetti al suolo e infine sui provvedimenti d'urgenza adottati per fronteggiare l'evento o per mitigarne gli effetti.
Scopo:
Fornire, nell'ambito dei dissesti idrogeologici a scala nazionale, un archivio aggiornato degli eventi alluvionali determinati da fenomeni meteorici intensi, evidenziando il loro impatto sul territorio in termini di danni economici e alle persone, anche al fine di una valutazione delle eventuali modificazioni climatiche in corso.
Rilevanza:
È di portata nazionale oppure applicabile a temi ambientali a livello regionale ma di significato nazionale
È in grado di descrivere il trend senza necessariamente fornire una valutazione dello stesso
È semplice, facile da interpretare
È sensibile ai cambiamenti che avvengono nell’ambiente e/o delle attività antropiche
Misurabilità:
Adeguatamente documentati e di fonte nota
Aggiornati a intervalli regolari e con procedure affidabili
Facilmente disponibili o resi disponibili a fronte di un ragionevole rapporto costi/benefici
Un’ “adeguata” copertura spaziale
Un’ “idonea” copertura temporale
Solidità:
Presenta attendibilità e affidabilità dei metodi di misura e raccolta dati
Comparabilità nel tempo
Comparabilità nello spazio
Principali riferimenti normativi e obiettivi:
La normativa è finalizzata alla mitigazione dell'impatto delle alluvioni sul territorio. I principali riferimenti normativi nazionali in materia di "alluvioni" sono la L. 183/89 e il D.L. 180/98 (convertito in L. 267/98) e s.m.i.. A livello europeo, i riferimenti fondamentali sono la Direttiva 2000/60 per la protezione delle acque superficiali, di transizione, costiere e sotterranee per una migliore mitigazione degli effetti delle inondazioni e della siccità e, successivamente, la Direttiva 2007/60/CE per la valutazione e la gestione dei rischi di alluvioni.
Al verificarsi di un evento, inoltre, viene dichiarato lo stato d'emergenza con DPCM cui seguono eventuali ordinanze per lo stanziamento dei fondi, sia per la prima urgenza che per interventi di risanamento definitivo dei danni.
Al verificarsi di un evento, inoltre, viene dichiarato lo stato d'emergenza con DPCM cui seguono eventuali ordinanze per lo stanziamento dei fondi, sia per la prima urgenza che per interventi di risanamento definitivo dei danni.
DPSIR:
Pressione, Impatto
Tipologia indicatore:
Descrittivo (tipo A)
Riferimenti bibliografici:
AA.VV. (1969) - L'evento alluvionale del novembre 1966. Ministero dei lavori pubblici, Ministero dell'agricoltura e delle foreste, Commissione interministeriale per lo studio della sistemazione idraulica e della difesa del suolo. Art. 14 della legge 27-7-1967 n. 632. Roma, Istituto poligrafico dello Stato, 193 pp.
Benedini M., Gisotti G. (2000) - Il dissesto idrogeologico. Previsione, prevenzione e mitigazione del rischio, Scienze e Tecnica,. Carocci ed., Roma.
Cardinali M., Cipolla F., Guzzetti F., Lolli O., Pagliacci S., Reichenbach P., Sebastiani C. & Tonelli G. (1998) - Catalogo delle informazioni sulle località italiane colpite da frane e da inondazioni. Progetto AVI, CNR-GNDCI Pubblicazione n. 1799. 2 Volumi.
Crescenti U. (2003) – Il dissesto idrogeologico in Italia. Scienza e Tecnica, SIPS, anno LXVI – n. 393, maggio 2003, pp. 1-9.
CSFM (1984) – L’alluvione del fiume Taro nel novembre 1982. In Convegno sul dissesto territoriale del novembre 1982 nelle Valli del Taro e del Ceno, Atti del Convegno. Centro Studi per la Flora Mediterranea, Borgo Val di Taro (PR).
FlaNET (1999) – ASEVA. Archivio Storico degli Eventi di carattere Ambientale. A cura della Fondazione Lombardia per l'Ambiente, Milano.
Guha-Sapir D., Below R., Hoyois Ph. (2009) - EM-DAT: The CRED/OFDA International Disaster Database – www.emdat.be – Université Catholique de Louvain – Brussels – Belgium.
Guzzetti F. & Tonelli G. (2004) Information system on hydrological and geomorphological catastrophes in Italy (SICI): a tool for managing landslide and flood hazards. Natural Hazards and Earth System Sciences, Vol. 4:2, 213-232.
Il Giornale della Protezione Civile (Quotidiano on-line, articoli vari).
ISPRA (2020) - Gli indicatori del clima in Italia nel 2019. Rapporto Stato dell'Ambiente, 94/2020.
Leggi, Decreti, Ordinanze dello Stato e delle Regioni.
POLARIS Project (2019) – Rapporto Periodico sul Rischio posto alla Popolazione Italiana da Frane e Inondazioni, pubblicato dall’IRPI (CNR).
Rapporti Tecnici vari pubblicati a cura degli Enti Pubblici (Regioni, Comuni, ARPA)
Siti internet di testate giornalistiche sia nazionali, sia locali.
Benedini M., Gisotti G. (2000) - Il dissesto idrogeologico. Previsione, prevenzione e mitigazione del rischio, Scienze e Tecnica,. Carocci ed., Roma.
Cardinali M., Cipolla F., Guzzetti F., Lolli O., Pagliacci S., Reichenbach P., Sebastiani C. & Tonelli G. (1998) - Catalogo delle informazioni sulle località italiane colpite da frane e da inondazioni. Progetto AVI, CNR-GNDCI Pubblicazione n. 1799. 2 Volumi.
Crescenti U. (2003) – Il dissesto idrogeologico in Italia. Scienza e Tecnica, SIPS, anno LXVI – n. 393, maggio 2003, pp. 1-9.
CSFM (1984) – L’alluvione del fiume Taro nel novembre 1982. In Convegno sul dissesto territoriale del novembre 1982 nelle Valli del Taro e del Ceno, Atti del Convegno. Centro Studi per la Flora Mediterranea, Borgo Val di Taro (PR).
FlaNET (1999) – ASEVA. Archivio Storico degli Eventi di carattere Ambientale. A cura della Fondazione Lombardia per l'Ambiente, Milano.
Guha-Sapir D., Below R., Hoyois Ph. (2009) - EM-DAT: The CRED/OFDA International Disaster Database – www.emdat.be – Université Catholique de Louvain – Brussels – Belgium.
Guzzetti F. & Tonelli G. (2004) Information system on hydrological and geomorphological catastrophes in Italy (SICI): a tool for managing landslide and flood hazards. Natural Hazards and Earth System Sciences, Vol. 4:2, 213-232.
Il Giornale della Protezione Civile (Quotidiano on-line, articoli vari).
ISPRA (2020) - Gli indicatori del clima in Italia nel 2019. Rapporto Stato dell'Ambiente, 94/2020.
Leggi, Decreti, Ordinanze dello Stato e delle Regioni.
POLARIS Project (2019) – Rapporto Periodico sul Rischio posto alla Popolazione Italiana da Frane e Inondazioni, pubblicato dall’IRPI (CNR).
Rapporti Tecnici vari pubblicati a cura degli Enti Pubblici (Regioni, Comuni, ARPA)
Siti internet di testate giornalistiche sia nazionali, sia locali.
Limitazioni:
La significatività dell'indicatore è limitata all'impatto socio-economico dell'evento alluvionale, mentre non vengono analizzate in questa sede le cause che lo determinano (se non il fenomeno meteorico). Tale parametro potrebbe essere qualitativamente incrementato disponendo di informazioni, ad esempio sull'influenza esercitata dall'azione antropica in termini di fattori predisponenti e/o scatenanti del dissesto e dell’eventuale amplificazione dei danni. Con la finalità di ridurre tale tipo di limitazione è stata inserita nella Tabella 3 una colonna con la descrizione degli effetti al suolo relativi all'evento alluvionale, che però necessita di un’estesa serie storica per poter fornire dati confrontabili e valutabili. La gravità e l’estensione spaziale degli effetti rappresentano, insieme alla presenza/assenza dei vari provvedimenti normativi emergenziali e post-emergenziali, i criteri più importanti per la selezione degli eventi oggetto di studio e catalogazione. La messa a punto di tale cernita, effettuata anno per anno, può rappresentare un parziale limite alla completezza del catalogo stesso.
Ulteriori azioni:
Le limitazioni esposte si riducono progressivamente con la disponibilità, nel tempo, di dati più dettagliati sulla serie storica, anche in considerazione del crescere del numero di anni di osservazione. La situazione potrebbe ulteriormente migliorare in futuro con l'acquisizione di indicazioni per le cause del fenomeno, ovvero ancora, per l'influenza esercitata dal fattore antropico sui danni in base a un approccio multidisciplinare e in riferimento a quanto definito nella sezione relativa alle limitazioni dell'indicatore. Questa ulteriore azione necessita del coinvolgimento diretto delle strutture locali attualmente fonte dei dati (ARPA, Regioni; Comuni, Province ecc.) o di Enti a vario titolo interessati alla loro raccolta e analisi.
Frequenza rilevazione dati:
Continua
Accessibilità dei dati di base:
In base a quanto disponibile on-line, sia in forma di banche dati, sia in forma di report, vengono raccolte ed elaborate tutte le informazioni idrometeorologiche, geomorfologiche e idrogeologiche prodotte dalle ARPA e/o dai Centri Funzionali delle Regioni, che vengono poi completate dalle varie fonti di cronaca più qualificate. Le varie analisi vengono poi corredate dai riferimenti a Delibere, Ordinanze e Decreti emessi a livello nazionale e regionale per le emergenze o dalle informazioni fornite dalla letteratura scientifica edita. Nel caso di regioni che non effettuano abituale attività di reporting, l’accessibilità dei dati risulta a volte difficoltosa.
Fonte dei dati di base:
Amministrazioni locali
APAT (Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e per i Servizi Tecnici)
ARPA Piemonte
ARPA/APPA (Agenzie Regionali e delle Province Autonome per la Protezione dell'Ambiente)
ARPAE (Arpa Emilia-Romagna)
ARPAT (Arpa Toscana)
ARPAV (Arpa Veneto)
Benedini M. & Gisotti G. (2000) “Il dissesto idrogeologico”, Carocci Editore
Bollettini Ufficiali
BUR (Bollettini Ufficiali Regionali)
Centri Funzionali di Protezione Civile
CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche)
Consorzio LAMMA
ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale)
ISPRA/ARPA/APPA
ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica)
MIPAAF (Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali)
Protezione Civile
Province
Regione Basilicata
Regione Sicilia
Regioni
Descrizione della metodologia di elaborazione:
Dopo aver raccolto e rappresentato nelle varie tabelle i dati relativi ai caratteri generali degli eventi, in una successiva fase, per ogni singolo anno è stata calcolata la somma delle vittime ed effettuata una stima dei danni prodotti dagli eventi a scala nazionale. Al fine di renderli confrontabili per anni differenti e fornire un riferimento rispetto all'economia nazionale, i danni sono stati rapportati al valore del PIL (su base ISTAT) dell'anno in cui gli eventi si sono verificati. Si evidenzia che, per il calcolo danno/PIL, nei casi in cui non è stato possibile reperire informazioni in merito alla stima dei danni, viene riportata la cifra riferita ai fondi stanziati.
Core set:
EEA - CSI
SDGs Indicators
Altri Core set:
EMDAT
SENDAI Framework
SENDAI Framework
Periodicità di aggiornamento:
Annuale
Copertura spaziale:
Nazionale
Copertura temporale:
1951- 2019
I dati utilizzati per la strutturazione dell'indicatore sono documentati e di qualità nota. L'indicatore, semplice e facile da interpretare, risulta comparabile nel tempo e nello spazio. L’indicatore non vuole essere tuttavia una raccolta esaustiva di tutti gli eventi alluvionali occorsi annualmente sul territorio nazionale, ma si riferisce esclusivamente a quelli che hanno avuto un elevato impatto in termini di effetti sul territorio e un chiaro corredo di provvedimenti normativi e decreti sia in fase emergenziale, sia in quella di risanamento dei danni. |
Stato:
Non definibile
Descrizione/valutazione dello stato:
Lo stato dei fenomeni oggetto dell’indicatore risulta dai dati catalogati. Mancano tuttavia parametri oggettivi di riferimento per la sua valutazione, in quanto su di esso hanno influenza diversi parametri che agiscono in concomitanza tra loro e per i quali non sono chiare le interrelazioni e/o il peso specifico. In particolare non sono univocamente definibili gli effetti singoli di parametri climatici, trasformazioni antropiche del territorio e azioni di mitigazione del rischio. Nel dettaglio, i principali parametri dell’indicatore, quali numero di perdite di vite umane e danni economici riferiti al rapporto Danno/PIL mostrano, nel 2019, valori paragonabili a quelli del 2018, o in lieve calo (per approfondimenti sugli eventi alluvionali 2019 si può fare riferimento ai “Commenti”).
Trend:
Non definibile
Descrizione/valutazione del trend:
La serie di dati rappresentata in Figura 2 mostra, tranne alcune eccezioni, una generale diminuzione dei danni raffrontati al PIL sino al 2001. Tale cambiamento, oltre che a un miglior sviluppo degli interventi di mitigazione del rischio, potrebbe essere attribuibile anche a una naturale variazione periodica dell’intensità e della durata dei fenomeni. Tale tendenza sembrerebbe, invece, non avere una continuità nel periodo 2008-2019, in cui il valore medio relativo al rapporto danno/ PIL presenta delle modeste oscillazioni; da tali osservazioni si deduce che, il biennio 2016-2017 sembra indicare un’anomalia negativa rispetto agli ultimi 5-6 anni precedenti. Questo dato non viene confermato per il 2018 e il 2019, anni in cui i valori di precipitazioni sono maggiori rispetto ai due anni precedenti. Nonostante si noti una diminuzione delle vittime provocate dalle alluvioni nel tempo (Figura 1), se si escludono gli eventi di Sarno (1998) e Messina (2009) in cui i decessi sono stati peraltro dovuti all'evolversi di fenomeni gravitativi conseguenti all'intenso evento meteorico e di Rigopiano (2017), una valutazione del trend complessivo risulta piuttosto difficoltosa.
Variabili:
Le variabili maggiormente caratterizzanti sono: la distribuzione temporale e intensità delle precipitazioni, il numero dei morti, i danni economici dovuti all’evento rapportati al PIL.
Allegati:
Le maggiori precipitazioni si sono verificate sulle regioni centro-settentrionali, le piogge particolarmente abbondanti di maggio e novembre hanno permesso una netta ricarica delle risorse idrologiche, bilanciando la scarsità di precipitazioni dell’inverno e della prima parte dell’autunno, soprattutto al Nord (ISPRA, 2020).
In molti casi gli elevati accumuli meteorici precipitati in un breve lasso di tempo hanno determinato effetti al suolo sia geomorfologici, sia idraulici/costieri.
L’anno in esame ha visto dapprima Toscana ed Emilia-Romagna venire colpite da intensi rovesci nei primi giorni di febbraio, con quantitativi nelle 24 ore rispettivamente tra i 240 e i 340 mm circa, che hanno determinato importanti innalzamenti dei livelli idrometrici nei bacini toscani del Serchio, del Magra, dell’Ombrone Pt, del Bisenzio e del Cecina e nei bacini del Reno, del Panaro, del Secchia e dell’Enza.
L’inizio della terza decade di aprile è stato poi contrassegnato da una perturbazione accompagnata da precipitazioni meteoriche di intensità non eccezionali, ma i cui effetti alla piccola scala hanno determinato repentini innalzamenti dei livelli idrometrici con fenomeni esondativi improvvisi che hanno causato 2 vittime in Liguria, 1 vittima in Toscana e successivamente la riattivazione della grande frana di Lamon Palit in Veneto.
I mesi estivi sono stati caratterizzati da diversi eventi a carattere impulsivo, in cui cumulate di precipitazioni non elevate, ma distribuite nell’arco di poche ore hanno prodotto ingenti effetti al suolo in aree molto ristrette dell’Italia del centro-nord, anche con perdita di vite umane (Val di Fassa, Toscana). A partire dal mese di ottobre, per tutto novembre e una parte di dicembre, numerosi eventi con elevati quantitativi di precipitazioni, in alcuni casi distribuiti anche in un arco di tempo di più giorni, hanno prodotto marcati effetti al suolo spesso in contemporanea sulla gran parte del territorio nazionale. Come è possibile vedere dalle Tabelle 1 e 2 alcune regioni, come la Liguria e il Piemonte, la Toscana e la Sicilia hanno registrato eventi che si sono ripetuti con caratteristiche analoghe quasi nelle stesse aree geografiche. In questo modo numerosi provvedimenti normativi di emergenza e di stima dei danni verificatisi, ma anche diversi decreti di finanziamento per il risanamento dei dissesti, hanno riguardato più eventi cumulati in un singolo atto legislativo. Nel periodo autunnale in questione spiccano le due fasi di maltempo verificatesi rispettivamente attorno alla metà di ottobre e tra metà e fine novembre, dove proprio tra il Piemonte e la Liguria sono stati raggiunti quantitativi di precipitazioni eccezionali, pari a 600 mm o più.
A supporto di una tesi che dimostrerebbe la modificazione climatica che evidenzia il cambiamento del regime pluviometrico, si segnala come 13 eventi sui 27 censiti abbiano mostrato precipitazioni fortemente concentrate nei picchi delle 24 ore e durata complessiva al di sotto delle 48 ore, pur con cumulate che raggiunto o superato la soglia dei 200 mm totali.
Nella Tabella 3 è riportata una sintesi delle principali alluvioni avvenute in Italia nel 2019, in relazione alle stime dei danni rapportate al PIL dello stesso anno, con un riepilogo dei principali effetti al suolo (esondazioni, frane, rotture arginali, sormonti arginali, sifonamenti, erosioni spondali, ecc.). Per un completo confronto con i dati relativi agli anni antecedenti il 2019 si rimanda a quanto riportato nelle precedenti edizioni dell’Annuario ma, per quanto riguarda le vittime causate dagli eventi e il danno economico rapportato al PIL, si può fare riferimento rispettivamente alle Figure 1 e 2. Proprio dalla Tabella 3 si vede come gli eventi con precipitazioni cumulate maggiori, sia nei mesi primaverili, sia in ottobre e novembre, abbiano determinato gravi effetti al suolo, in alcuni casi anche con una notevole cassa di risonanza mediatica e nazionale. A tale proposito spiccano i fenomeni geomorfologici legati all’evento del 24/11/2019 nella zona di Savona, che hanno determinato il crollo per frana del ponte Madonna del Monte della A6 e il fenomeno idraulico verificatosi nell’evento del 23/11/2019 nell’area di Sezzadio (AL), dove si è attivato un nuovo canale fluviale di piena durante l’esondazione del fiume Bormida, con ingenti inondazioni tra questa località e Alessandria.
Infine, la Tabella 4 mostra una sintesi dei dati relativi ai bacini imbriferi interessati, in termini di fondi stanziati e provvedimenti legislativi adottati, in forma disaggregata per le aree interessate da uno o più eventi, al fine di fornire un quadro riepilogativo a scala regionale.