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- CERTIFICATI BIANCHIIl meccanismo dei Certificati Bianchi (o Titoli di Efficienza Energetica – TEE) è stato introdotto dai decreti ministeriali del 24 aprile 2001, con la finalità di incentivare la realizzazione di interventi di efficienza energetica negli usi finali per ottemperare agli obiettivi nazionali di risparmio in capo ai soggetti obbligati. I TEE sono titoli negoziabili che certificano il conseguimento di risparmi energetici negli usi finali di energia attraverso interventi e progetti di incremento dell'efficienza energetica. Un certificato equivale al risparmio di 1 tonnellata equivalente di petrolio (tep). Il meccanismo Certificati Bianchi (CB) è stato gradualmente modificato nel corso degli anni, coerentemente con l’evoluzione legislativa. Nel periodo 2006-2020 complessivamente sono stati certificati risparmi addizionali di energia primaria pari a circa 28,5 Mtep e riconosciuti 56 milioni di titoli di efficienza energetica.CONSUMI FINALI DI ENERGIA ELETTRICA PER SETTORE ECONOMICOI consumi finali di energia elettrica sono cresciuti costantemente dal 1990 al 2008 per poi flettere per effetto della crisi economica. Dal 2015 i consumi tornano a crescere fino a raggiungere un livello stabile dal 2017. Nel 2018 i consumi sono aumentati del 3,7% rispetto al 2014. La quota dei consumi nell'industria è scesa dal 51,7% nel 1990 al 40,9% nel 2019, mentre quella dei consumi del settore civile (terziario e residenziale) è aumentata da 43,2% a 53%, quella dell’agricoltura e pesca è rimasta quasi costante intorno al 2%, mentre quella dei trasporti mostra un lieve incremento, dal 3,1% del 1990 al 4%. La disaggregazione per settore economico e territoriale mette in evidenza situazioni molto differenziate da regione a regione, in relazione alle condizioni economiche, produttive e climatiche.CONSUMI FINALI E TOTALI DI ENERGIA PER SETTORE ECONOMICOL'indicatore misura l'energia totale consumata dagli utenti finali e l’energia totale consumata dal Paese. A partire dal 1990 si registra un trend crescente dell’energia disponibile per i consumi finali, con un picco raggiunto nel 2005. Successivamente si osserva un’inversione di tendenza fino a un minimo toccato nel 2014. Negli ultimi anni si registra una ripresa dei consumi e nel 2019 l’energia disponibile per il consumo finale, contabilizzata secondo la metodologia adottata da Eurostat, è pari a 118,7 Mtep, +3,1% rispetto al dato del 1990.CONSUMI SPECIFICI MEDI DI COMBUSTIBILE NELLA PRODUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA DA FONTI FOSSILICONSUMI TOTALI DI ENERGIA PER FONTI PRIMARIEL'analisi del contributo delle diverse fonti energetiche primarie alla produzione di energia mostra che il ruolo predominante dei prodotti petroliferi si sta riducendo a favore dell’incremento del gas naturale e delle fonti rinnovabili. La maggiore diversificazione e l’incremento del ruolo delle fonti rinnovabili hanno effetti positivi sul livello di autosufficienza energetica dell’Italia, tra i più bassi tra i paesi industrializzati.DIPENDENZA ENERGETICAL'indicatore mostra la dipendenza dell'economia nazionale dalle importazioni di diverse fonti energetiche per soddisfare il proprio fabbisogno. La diminuzione della quota di petrolio e l’incremento della quota di energia da fonti rinnovabili determina la diminuzione della dipendenza energetica nazionale. A partire dal 2007 si osserva una riduzione della dipendenza energetica, passata dal valore massimo registrato nel 2006 del 85,5% al minimo di 76,8% del 2014. Nel 2019 la dipendenza fa registrare il 78,1%.EMISSIONI DI ANIDRIDE SOLFOROSA COMPLESSIVE E DA PROCESSI ENERGETICIL'indicatore riguarda le emissioni in atmosfera di anidride solforosa (SO2) all'origine dei processi di acidificazione. Le emissioni di anidride solforosa provengono fondamentalmente dai processi energetici. Nel 2019 tali processi hanno contribuito per l'88% alle emissioni complessive di anidride solforosa. Le emissioni di anidride solforosa hanno origine essenzialmente dall'utilizzo dei combustibili fossili (impianti per la produzione di energia, riscaldamento domestico e trasporti); esse possono essere ridotte migliorando la qualità dei combustibili e/o attraverso il trattamento degli effluenti gassosi del processo. La diminuzione delle emissioni di anidride solforosa da processi energetici (-94,5% nel 2019 rispetto al 1990 e -97,2% rispetto al 1980), dovuta all’utilizzo di combustibili con minore tenore di zolfo e di sistemi di abbattimento delle emissioni, ha finora garantito il rispetto dei protocolli internazionali in materia di acidificazione. Le emissioni di anidride solforosa complessive nel 2019 sono inferiori del 74,5% rispetto al 2005.EMISSIONI DI GAS SERRA COMPLESSIVE E DA PROCESSI ENERGETICIL'indicatore riguarda le emissioni in atmosfera dei gas serra che influenzano gli equilibri climatici. Nel 2019 i processi energetici sono stati all’origine del 95,5% delle emissioni di anidride carbonica, del 17,9% delle emissioni di metano e del 26,8% delle emissioni di protossido di azoto, mentre non hanno contribuito alle emissioni di sostanze fluorurate; complessivamente, l’80,5% delle emissioni di gas serra è stato di origine energetica. Il confronto dell’andamento delle emissioni di gas serra da processi energetici con quello delle principali variabili rappresentative della crescita economica mostra che, nel periodo 1995-2019, le emissioni di gas serra e il prodotto interno lordo hanno dinamiche differenti, mettendo in evidenza un disaccoppiamento assoluto. Inoltre, l’andamento delle emissioni di gas serra da processi energetici è stato sostanzialmente parallelo a quello dei consumi energetici fino al 2004, mentre successivamente si delinea un disaccoppiamento che diventa più accentuato negli ultimi anni, in seguito alla riduzione del PIL e alla sostituzione di combustibili a più alto contenuto di carbonio con il gas naturale e all’incremento della quota di energia da fonti rinnovabili nella produzione di energia elettrica e nell’industria.EMISSIONI DI GAS SERRA DA PROCESSI ENERGETICI PER SETTORE ECONOMICOL’indicatore valuta l'andamento delle emissioni di gas serra da processi energetici per i diversi settori economici, al fine di diminuire l'impatto dell'uso di energia sui cambiamenti climatici. Le emissioni di gas serra da processi energetici nel periodo 1990-2019 sono diminuite del 20,9% con andamenti differenti per i vari settori. Le emissioni da trasporti sono aumentate del 2,5%. Le emissioni dal settore residenziale e servizi mostrano un andamento oscillante e dal 1990 al 2019 si osserva un incremento del 3,2%. Nello stesso periodo le emissioni del settore delle industrie energetiche diminuiscono del 34,1% e quelle delle industrie manifatturiere del 46%.EMISSIONI DI OSSIDI DI AZOTO COMPLESSIVE E DA PROCESSI ENERGETICIL'indicatore riguarda le emissioni di ossidi di azoto (NOx) in atmosfera, all'origine dei processi di acidificazione ed eutrofizzazione. Tali emissioni provengono essenzialmente dai processi di combustione (impianti per la produzione di energia, riscaldamento domestico, trasporti); esse possono essere ridotte attraverso interventi sulle tecnologie stesse e/o tramite il trattamento degli effluenti gassosi del processo. Nel 2019, i processi energetici hanno contribuito per il 91,1% alle emissioni complessive di ossidi di azoto. Il contributo relativo dei processi energetici alle emissioni di ossidi di azoto mostra una progressiva diminuzione a partire dal 1996 fino al 2019, passando da 96,2% a 91,1%, dovuto alla maggiore efficienza dei sistemi di abbattimento delle emissioni di ossidi di azoto nel settore energetico. Dal 1990 si osserva la diminuzione delle emissioni di ossidi di azoto da processi energetici (-72% nel 2019 rispetto al 1990), grazie all’utilizzo di dispositivi per l’abbattimento delle emissioni dagli impianti stazionari e soprattutto da quelli mobili. Nel 2019, le emissioni totali di NOx sono inferiori del 51,4% rispetto al 2005, in linea con il rispetto dei protocolli internazionali in materia di acidificazione.INTENSITÀ EMISSIVA DI GAS SERRA DA CONSUMI ENERGETICIL’indicatore è costituito dal rapporto tra le emissioni atmosferiche di CO2 e i consumi finali di energia per settore economico. Il valore medio delle intensità emissive per settore economico mostra una marcata differenza tra i settori in relazione alla differente diffusione delle fonti rinnovabili. Complessivamente l’intensità emissiva per gli impieghi finali è diminuita del 27,4% dal 1990 al 2019.INTENSITÀ ENERGETICHE FINALI SETTORIALI E TOTALEIl confronto interno all’Unione Europea mette in evidenza che l’intensità energetica primaria dell’Italia resta più bassa della media europea per effetto della storica carenza di fonti primarie di energia (che ha favorito la creazione di comportamenti e infrastrutture parsimoniose nell’uso dell’energia e una struttura produttiva non eccessivamente energivora), della forte fiscalità (che ha aumentato il costo delle fonti energetiche all’utenza finale oltre i valori degli altri paesi), del più basso reddito pro capite e del clima relativamente mite. Secondo una graduatoria crescente dei valori di intensità energetica primaria l’Italia si colloca al 6° posto tra i paesi europei.PREZZI DEI PRODOTTI ENERGETICII prezzi dei prodotti energetici in Italia sono sensibilmente più elevati di quelli registrati nell’Unione Europea. Il differenziale di prezzo dipende dalla struttura di approvvigionamento delle fonti energetiche, dal grado di concorrenza dei mercati, dall’adeguatezza delle infrastrutture e dal livello dell’imposizione fiscale. Nel 2020, i prezzi medi annuali al consumo dei principali prodotti petroliferi utilizzati nell’autotrazione hanno fatto registrare diminuzioni rispetto all’anno precedente, che vanno da -2% del metano a -11% del gasolio. Anche il gasolio per riscaldamento presenta un decremento del 12,7%.PRODUZIONE DI ENERGIA IDROELETTRICAPRODUZIONE LORDA DI ENERGIA ELETTRICA DEGLI IMPIANTI DA FONTI RINNOVABILIPUNTA ORARIA DI FABBISOGNO ENERGETICO NEI MESI ESTIVIQUOTA DI ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI NEI CONSUMI FINALILa Direttiva 2009/28/CE stabilisce le quote di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo al 2020 per ciascun Paese dell’Unione Europea; tali quote comprendono sia i consumi di energia da fonte rinnovabile per la produzione di elettricità, sia quelli per usi termici e nei trasporti. Il D.Lgs. 28/2011 per l’attuazione della Direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili stabilisce i criteri per lo sviluppo delle fonti rinnovabili fondamentalmente attraverso l’incentivazione e la semplificazione delle procedure di autorizzazione. In Italia, la quota di energia da fonti rinnovabili nel 2019 è pari al 18,2% rispetto al consumo finale lordo, un valore superiore all’obiettivo del 17% da raggiungere entro il 2020. Fino al 2019 l’Italia è tra i 14 paesi che hanno superato il proprio obiettivo.RAPPORTO TRA I CONSUMI FINALI DI ENERGIA E I CONSUMI TOTALI DI ENERGIAIl rapporto tra i consumi finali di energia e i consumi totali di energia misura l'efficienza complessiva della conversione dell'energia contenuta nelle fonti primarie. La differenza tra queste due grandezze corrisponde ai consumi nei processi di conversione (come la produzione di elettricità e la raffinazione del petrolio), ai consumi interni degli impianti di produzione di elettricità e alle perdite nella distribuzione e nella fornitura. Dal 1990 al 2019 il rapporto medio del nostro Paese (70,3%) è superiore alla media europea (62,1%). L’incremento di efficienza, dovuta ad esempio all'aumento della produzione lorda di energia elettrica da impianti di cogenerazione (a partire dal 1999), viene parzialmente compensato dal peso crescente di fonti energetiche secondarie (elettricità, derivati petroliferi) nei consumi finali di energia, ciò spiega la variabilità dell’indicatore. Negli ultimi anni si osserva un incremento del rapporto dovuto essenzialmente all’aumento della quota di energia rinnovabile.