- Macro aree
- Idrosfera
Idrosfera
- Qualità dei corpi idrici
- Laguna di Venezia
- Stato fisico del mare
- Coste
- Inquinamento delle risorse idriche
- Risorse idriche e usi sostenibili
- ACQUE DI TRANSIZIONE - ELEMENTO DI QUALITA' BIOLOGICA MACROINVERTEBRATI BENTONICI M-AMBI-TWL’indice di classificazione ecologica dell'Elemento di Qualità Biologica macroinvertebrati per le lagune costiere, M-AMBI (Multivariate-Azti Marine Biotic Index), è basato sull’analisi della struttura della comunità macrozoobentonica di fondo mobile e prende in considerazione la tolleranza/sensibilità delle specie, la diversità della comunità e la ricchezza specifica. L’M-AMBI risponde alle pressioni di origine antropica che interessano le aree di transizione e descrive lo stato di qualità ecologica in 5 classi: elevato, buono, sufficiente, scarso e cattivo. Degli 84 corpi idrici di transizione italiani, su cui è stato applicato l’indice M-AMBI nel triennio di monitoraggio 2017-2019 il 7,1% è in stato ecologico “elevato”, il 35,7% nello stato “buono”, il 28,6% “sufficiente”, il 13,1% nello stato “scarso” e il 15,5% “cattivo A livello nazionale, il 42,9% dei corpi idrici di transizione ha raggiunto l'obiettivo di qualità ("buono" o "elevato").ACQUE DI TRANSIZIONE – ELEMENTO DI QUALITA’ BIOLOGICA MACROFITE MaQI-TWL’indice MaQI (Macrophyte Quality Index) (Sfriso et al., 2014) formalmente adottato dall’Italia per la classificazione dello stato ecologico degli ambienti di transizione nell’ambito della Direttiva 2000/60/CE, integra i due elementi di qualità biologica macroalghe e fanerogame acquatiche. Il MaQI risponde alle pressioni di origine antropica che interessano le aree di transizione e descrive lo stato di qualità ecologica in 5 classi: elevato, buono, sufficiente, scarso e cattivo. Degli 86 corpi idrici monitorati nel triennio 2017-2019 nelle regioni italiane in cui sono presenti acque di transizione il 25,6% si trova in stato ecologico “elevato”, il 23,3% nello stato “buono”, il 12,8% nello stato “sufficiente”, il 32,6% nello stato “scarso” e il restante 5,7% nello stato “cattivo”. A livello nazionale, pertanto, il 48,9% dei corpi idrici di transizione ha raggiunto l'obiettivo di qualità ("buono" o "elevato").ACQUE INTERNE SUPERFICIALI – ELEMENTI DI QUALITA’ BIOLOGICA NEI FIUMIL’indicatore deriva dall’applicazione della normativa di riferimento per la determinazione dello stato ecologico delle acque superficiali ai sensi della Direttiva 2000/60/CE. Dai dati trasmessi nel 2018 per il flusso SoE WISE4, si rileva che l'EQB Macrobenthos è stato inviato per 776 stazioni di monitoraggio e nel 51% di esse raggiunge lo stato ecologico "buono o superiore". Il restante 49% delle stazioni monitorate ha uno stato di qualità inferiore al buono. L'EQB Diatomee è stato trasmesso per 673 stazioni di monitoraggio: nel 79% di esse si ha uno stato ecologico "buono o superiore", il restante 21% presenta uno stato ecologico inferiore al buono.ACQUE MARINO COSTIERE - ELEMENTO DI QUALITÀ BIOLOGICA ANGIOSPERME POSIDONIA OCEANICA INDICE PREINella valutazione della qualità ecologica degli ambienti marino costieri nell’ambito della Direttiva europea 2000/60/CE (recepita con il D.Lgs. 152/2006 e s.m.i.) si fa riferimento all'Elemento di Qualità Biologica (EQB) Angiosperme. Tale EQB in Italia, così come previsto dal DM Ambiente 260/2010, viene valutato mediante l’indice PREI (Posidonia Rapid Easy Index). In tale contesto, infatti, le praterie di Posidonia oceanica (L.) Delile assumono una notevole importanza nella valutazione della qualità ecologica degli ambienti marino - costieri, data la loro ampia distribuzione e sensibilità a fonti di disturbo di origine antropica. La classificazione di questo EQB si attua laddove, per ragioni di distribuzione geografica, è presente la prateria cioè nelle regioni tirreniche e in Puglia. I dati analizzati mostrano che l’80% delle praterie è nello stato “buono” o “elevato”.ACQUE MARINO COSTIERE - ELEMENTO DI QUALITA' BIOLOGICA CLOROFILLA AIl parametro “clorofilla” è l’unico indicatore diretto di biomassa fitoplanctonica a disposizione e ha assunto il ruolo di metrica per la classificazione dello stato ecologico secondo l’Elemento di Qualità Biologica - EQB Fitoplancton acque costiere (DM 260/2010). La clorofilla, infatti, risulta particolarmente sensibile alle variazioni dei livelli trofici determinati dagli apporti dei carichi di nutrienti (N e P), provenienti dai bacini afferenti alla fascia costiera.ACQUE MARINO COSTIERE - ELEMENTO DI QUALITA' BIOLOGICA MACROALGHE CARLITNella valutazione della qualità ecologica degli ambienti marino costieri nell’ambito della Direttiva europea 2000/60/CE (recepita con il D.Lgs. 152/2006 e s.m.i.) si fa riferimento all'Elemento di Qualità Biologica (EQB) Macroalghe. Tale EQB in Italia, così come previsto dal DM Ambiente 260/2010, viene valutato mediante l’indice CARLIT (Cartography of littoral and upper-sublittoral benthic communities o, in breve, CARtografia LITorale) che permette di contribuire alla classificazione dello stato ecologico del corpo idrico marino - costiero. Per il periodo 2016-2019 le stazioni analizzate che raggiungono lo standard di qualità (almeno buono) sono il 76%.ACQUE MARINO COSTIERE - ELEMENTO DI QUALITA' BIOLOGICA MACROINVERTEBRATI BENTONICI M-AMBI-CWL’Indice di classificazione ecologica dell'Elemento di Qualità Biologica macroinvertebrati bentonici M-AMBI (Multimetric-AZTI Marine Biotic Index), permette una valutazione sinecologica dell’ecosistema in esame. È basato sull'analisi della struttura della comunità a macroinvertebrati bentonici, considerando il valore ecologico delle specie di macrozoobenthos di fondi mobili. Le specie sono suddivise in cinque gruppi ecologici (opportuniste (I ordine), opportuniste (II ordine), tolleranti, sensibili/tolleranti e sensibili) in relazione alla sensibilità ai gradienti di stress ambientale. L’indice descrive lo stato di qualità dell'EQB macroinvertebrati bentonici in 5 classi: elevato, buono, sufficiente, scarso e cattivo. Nel complesso non si rilevano situazioni di particolare criticità per quanto attiene il 2019, nelle regioni costiere per le quali sono disponibili i dati. Nel confronto tra le diverse annualità (2015-2016; 2017-2018; 2019) è emerso, per alcune regioni, un andamento stazionario, con gran parte delle stazioni classificate nello stato elevato e nello stato buono.CLASSIFICAZIONE DELLE ACQUE DI BALNEAZIONEDurante la stagione balneare 2020 sono state monitorate 5.520 acque di balneazione, 4.848 costiere e di transizione e 672 interne, per un totale di 32.636 campioni raccolti e analizzati. La classificazione è stata fatta utilizzando i risultati del monitoraggio effettuato durante la stagione balneare 2020 e quelli delle tre stagioni precedenti (2019-2018-2017). A livello nazionale la maggior parte delle acque è in classe eccellente (89%), tuttavia permangono ancora delle criticità dovute alle presenze di acque in classe scarsa (2%) e non classificabili (1%), per le quali non è possibile esprimere un giudizio di qualità. Anche a livello regionale la percentuale delle acque in classe eccellente è quella più elevata e in alcuni casi è pari al 100%. In quasi tutte le regioni diminuiscono le acque in classe sufficiente e scarsa ma la presenza di queste ultime ancora impedisce il raggiungimento pieno dell'obiettivo della direttiva.CLEAN COAST INDEX (CCI)Qualsiasi materiale solido, fabbricato o trasformato dall'uomo, abbandonato o perso in ambiente marino e costiero o che arrivi al mare in qualsiasi modo è definito un rifiuto marino. L’Italia, con il Decreto Legislativo n. 190/2010 di recepimento della Direttiva Quadro sulla Strategia per l'Ambiente Marino, effettua dal 2015 un intenso programma di monitoraggio dei rifiuti marini, inclusi quelli sulle spiagge. Due volte l’anno, in primavera e autunno, le Agenzie per la Protezione dell’Ambiente (ARPA) costiere realizzano il monitoraggio dei rifiuti solidi presenti in aree campione di 68 spiagge di riferimento lungo tutto il litorale nazionale. Per determinare il grado di pulizia delle spiagge in modo semplice e oggettivo sulla base della densità dei rifiuti presenti nel tratto di litorale monitorato è stato calcolato il Clean Coast Index (CCI), un indicatore sviluppato e applicato a livello internazionale. Nel 2020, il CCI è stato calcolato per 57 spiagge in primavera e 67 in autunno poiché, a causa delle restrizioni per il COVID-19 o altre cause di forza maggiore, non sono state campionate tutte le spiagge previste dal piano di monitoraggio. In primavera, l’89% delle spiagge monitorate sono risultate pulite o molto pulite, contro il 7% di spiagge sporche o molto sporche. In autunno, il 76% delle spiagge sono risultate pulite o molto pulite, mentre il 9% sporche o molto sporche. Il resto delle spiagge è risultato abbastanza pulito. La percentuale di spiagge pulite o molto pulite è risultata nettamente superiore rispetto agli anni precedenti: nel 2018, infatti, erano risultate pulite o molto pulite il 52% delle spiagge, mentre nel 2019 il 58%.CONCENTRAZIONE OSTREOPSIS OVATAOstreopsis cf. ovata è una microalga bentonica potenzialmente tossica, ad oggi presente nella maggior parte delle regioni costiere italiane con fioriture che possono dare luogo a fenomeni di intossicazione umana e a effetti tossici su organismi marini bentonici (stati di sofferenza o mortalità). La continua espansione lungo le coste italiane di Ostreopsis cf. ovata, delle sue fioriture e delle problematiche sanitarie, ambientali ed economiche a essa associate, ha portato a istituire un programma di monitoraggio di sorveglianza della microalga a partire dal 2007. Tale attività viene eseguita annualmente nella stagione estiva dalle Agenzie Regionali per l’Ambiente (ARPA). I dati finora forniti dalle ARPA, raccolti ed elaborati da ISPRA hanno chiarito la distribuzione e l’andamento delle fioriture a livello nazionale e regionale. Ad oggi la microalga è stata riscontrata nelle acque di 13 regioni costiere su 15. Nel 2020, l'Ostreopsis cf. ovata è presente in 10 regioni costiere ovvero in 142/200 stazioni (71%), mentre risulta assente in tutti i campioni prelevati lungo le coste dell'Abruzzo, dell'Emilia-Romagna e Veneto.MONITORAGGIO STRATEGIA MARINA - CONCENTRAZIONE DI CONTAMINANTII progressi verso il conseguimento del buono stato ambientale delle acque marine dipendono principalmente dalla graduale eliminazione dell’inquinamento, ovvero dalla capacità di garantire che la presenza dei contaminanti non generi impatti significativi e non causi rischi per l’ambiente marino. I Descrittore 8 e Descrittore 9 della Direttiva Quadro sulla Strategia Marina 2008/56/CE (MSFD) richiedono specificatamente la valutazione della presenza dei contaminanti chimici e dei loro effetti. In quest'ultimo triennio 2018- 2020 è stato ottimizzato il monitoraggio per Sottoregione (Mar Adriatico, Mar Ionio e Mediterraneo Centrale, Mar Mediterraneo Occidentale) aumentando le stazioni di campionamento per sedimenti e biota e focalizzando la raccolta di organismi su specie maggiormente diffuse e commerciali, quali triglia, merluzzo e crostaceo o mitili. I dati raccolti, superiori a 99.063, provengono dai monitoraggi ambientali eseguiti dalle Agenzie costiere, ARPA, Istituti Zooprofilattici sperimentali e da ISPRA.MONITORAGGIO STRATEGIA MARINA - MICRORIFIUTI NELLO STRATO SUPERFICIALE DELLA COLONNA D'ACQUAL’Italia, in applicazione della Direttiva Quadro per la Strategia Marina, effettua dal 2015 un intenso programma di monitoraggio dei rifiuti marini, compresi i microrifiuti nello strato superficiale della colonna d’acqua. Tale monitoraggio è svolto dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, di cui ISPRA fa parte, con il coordinamento del Ministero della Transizione Ecologica (MiTE). Composizione, quantità e distribuzione dei microrifiuti sulla superficie della colonna d’acqua tali da non provocare danni all'ambiente costiero e marino sono infatti tra i requisiti per raggiungere il buono stato ambientale delle acque marine, ai fini dell’attuazione della Direttiva. I microrifiuti sono microparticelle con dimensioni inferiori ai 5 mm. È molto difficile assegnare l’origine dei microrifiuti una volta che entrano nell'ambiente. Le microparticelle in mare hanno una doppia provenienza: primaria e secondaria. La primaria include la produzione di microparticelle quali pellets e microgranuli usati nella cosmetica o prodotti abrasivi di pulizia prodotti dalle industrie. La secondaria proviene dalla frammentazione e degradazione in piccole particelle da macrorifiuti. Non esiste ancora un valore soglia per definire il buono stato ambientale per quanto riguarda i microrifiuti, però con l’elaborazione dei dati dal 2015 al 2020 è possibile definire un valore mediano di densità delle microparticelle presenti nei nostri mari. La concentrazione è di 0,04 microparticelle su m2 ossia 40.000 microparticelle su km2.MONITORAGGIO STRATEGIA MARINA – RIFIUTI MARINI SPIAGGIATILa Strategia Marina (Direttiva 2008/56/CE) rappresenta un importante strumento di governance del sistema mare, promuovendo l’adozione di strategie mirate alla salvaguardia dell’ecosistema marino per il raggiungimento del Buono Stato Ambientale. Il Buono Stato Ambientale è valutato sulla base di 11 temi o descrittori qualitativi, fra i questi il descrittore 10 prevede che le proprietà e le quantità di rifiuti marini non provochino danni all’ambiente costiero e marino. L’Italia realizza dal 2015 un esteso programma di monitoraggio dei rifiuti marini, compresi quelli spiaggiati. Nel 2020, la mediana dei rifiuti marini totali spiaggiati sui litorali italiani è stata 311 rifiuti ogni 100 m, in calo rispetto gli anni precedenti (si contavano mediamente 462 oggetti ogni 100 m nel 2018 e 413 nel 2019). Si tratta comunque di densità ancora nettamente superiori al valore soglia di 20 rifiuti ogni 100 m stabilito a livello europeo come requisito per il raggiungimento del Buono Stato Ambientale. Come negli anni precedenti, le plastiche monouso si sono confermate essere il rifiuto più frequente, rappresentando il 34% e 19% del totale dei rifiuti trovati in primavera e autunno, rispettivamente. Le informazioni derivanti dal monitoraggio sono essenziali per migliorare la gestione dei rifiuti, valutare l’efficacia del Programma di Misure, e indirizzare politiche specifiche, come ad esempio la recente Direttiva europea 2019/904 sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente.SOSTANZE CHIMICHE NELLE ACQUE SOTTERRANEEIl monitoraggio chimico delle acque sotterranee è stato eseguito nel 2018 e nel 2019, rispettivamente su un totale di 3.862 e 3.830 stazioni di monitoraggio, appartenenti a 16 regioni e 2 province autonome, con un minimo di 6 stazioni in Basilicata e un massimo di 560 stazioni nel Piemonte. La rappresentazione dell’indicatore è stata effettuata distinguendo le sostanze chimiche di origine antropica da quelle di possibile origine naturale, tenendo conto degli standard di qualità e dei valori soglia definiti nelle Tabella 2 e 3 del DM 6 luglio 2016. In particolare, nel 2019, in riferimento alle sostanze di origine antropica, l’82,5% delle stazioni non presenta superamenti, il 15% delle stazioni ha il superamento per una sola sostanza, nel restante 2,5% il superamento avviene per due o più sostanze. Tra le sostanze maggiormente critiche a scala nazionale si hanno il nitrato e il triclorometano. Per quanto riguarda le sostanze di possibile origine naturale, non si rilevano superamenti nel 68,2% delle stazioni, mentre nel 17,8% delle stazioni vi è una sola sostanza che supera i limiti di legge e nel restante 14% si verificano due o più superamenti. Lo ione ammonio e il cloruro sono le sostanze maggiormente presenti a scala nazionale, seguite da arsenico e solfato.
- ALTEZZA DELLA MAREA ASTRONOMICA IN LAGUNA DI VENEZIAUn monitoraggio continuo delle variazioni nel tempo dell'ampiezza della marea astronomica consente di verificare cambiamenti idrodinamici e quindi morfologici interni alla Laguna di Venezia, che deve la sua sopravvivenza al mantenimento di delicatissimi equilibri ambientali. L'ampiezza della marea in laguna viene confrontata con il Golfo di Venezia, appartenente alla stessa area da un punto di vista geologico, ma esente dall'intervento antropico, caratteristico dell'ambiente di transizione considerato. L'andamento dell'altezza di marea risulta sostanzialmente stabile in quasi tutta la laguna, dopo le forti variazioni osservate in conseguenza di profonde modifiche introdotte alla morfologia lagunare nel corso del primo decennio del secolo.CLIMATOLOGIA LAGUNARELe variabili meteorologiche osservate nella Laguna di Venezia (le pressioni atmosferiche medie annuali, le precipitazioni totali annuali, il numero di giorni piovosi e le anomalie termiche) consentono di fotografare i mutamenti climatici in atto. Nel corso del 2020, in presenza di una pressione media annua appena al di sopra della media del periodo (+0,6 mbar), sono stati registrati 759 mm di pioggia (-9% rispetto alla media) nell’arco di 75 giorni piovosi, mentre le temperature continuano a mostrarsi in tendenziale e continuo aumento.CRESCITA DEL LIVELLO MEDIO DEL MARE A VENEZIA (ICLMM)L'indicatore misura l'innalzamento del livello medio del mare a Venezia, risultando di fondamentale importanza per gli studi e gli interventi di conservazione della città di Venezia, nonché delle lagune e delle zone costiere alto adriatiche a rischio di inondazioni. A Venezia, il livello medio del mare si presenta in tendenziale aumento sin dall'inizio delle registrazioni. Nel periodo 1872-2020 il livello medio del mare aumenta in media di 2,53 mm/anno, con un andamento non sempre costante e uniforme nel tempo.M-AMBI LAGUNA DI VENEZIA (MACROINVERTEBRATI BENTONICI)L’Indice di classificazione ecologica dell'Elemento di Qualità Biologica macroinvertebrati per le lagune costiere, M-AMBI (Multivariate-Azti Marine Biotic Index), è basato sull’analisi della struttura della comunità macrozoobentonica di fondo mobile e prende in considerazione la tolleranza/sensibilità delle specie, la diversità della comunità e la ricchezza specifica. L’M-AMBI risponde alle pressioni di origine antropica che interessano le aree di transizione e descrive lo stato di qualità ecologica in 5 classi: elevato, buono, sufficiente, scarso e cattivo. Nei 9 anni di monitoraggio sono state effettuate 3 campagne di campionamento; nel 2019 nessun corpo idrico risulta in stato “scarso” e il trend di confronto tra tutti gli anni di monitoraggio è stabile.MAQI LAGUNA DI VENEZIA (MACROPHYTE QUALITY INDEX)L’indice MaQI (Macrophyte Quality Index) (Sfriso et al., 2014) formalmente adottato dall’Italia per la classificazione dello stato ecologico degli ambienti di transizione nell’ambito della Direttiva 2000/60/CE, integra i due elementi di qualità biologica macroalghe e fanerogame acquatiche. Il MaQI risponde alle pressioni di origine antropica che interessano le aree di transizione e descrive lo stato di qualità ecologica in 5 classi: elevato, buono, sufficiente, scarso e cattivo. Il monitoraggio delle macrofite per l’applicazione dell’indice MaQI è attivo in Laguna di Venezia dal 2011 con frequenza triennale. Nel triennio 2017-2019 (dati 2018) degli undici corpi idrici naturali della Laguna di Venezia, uno è risultato in stato “elevato”, tre in stato “buono”, due “sufficiente” e 5 in stato “scarso”. Il trend risulta nel complesso positivo, con un miglioramento dello stato di alcuni corpi idrici.NUMERO DEI CASI DI ALTE MAREEL'indicatore riporta il numero dei casi annui dei massimi di marea, per classi di altezza, rilevati presso la stazione di Venezia - Punta della Salute, rappresentativa del centro storico cittadino. Monitorare l'andamento delle classi di marea alte e medio-alte (superiori agli 80 cm) consente di controllare la pressione prodotta sia sul centro storico (effetti sulla tenuta delle rive e degli edifici), sia sulla laguna veneta da un punto di vista ambientale (effetti sulla vegetazione degli ambienti barenali e sulla maggiore erosione delle rive naturali). Il 2019 è stato un anno eccezionale per il verificarsi di ben 28 casi di “acqua alta”, cioè superamenti di soglia 110 cm, valore record dell’intera serie storica. A partire dal 2020, l’attivazione delle paratoie del Mo.S.E. ha portato a una differenziazione del numero di casi di acqua alta tra laguna e mare, condizione che ha imposto una modifica nel metodo di calcolo dell’indicatore rispetto a come veniva aggiornato in passato. Dal 2020 si propone quindi l’aggiornamento di sole due classi di altezza (≥ +80 cm e ≥ +110 cm), utilizzando registrazioni mareografiche provenienti sia dalla stazione storica lagunare di Venezia - Punta della Salute, che dalla stazione di Piattaforma Acqua Alta, posta questa in mare, a circa 8 miglia nautiche al largo dalla costa veneta.RITARDO DI PROPAGAZIONE DELLA MAREA NELLA LAGUNA DI VENEZIAUn monitoraggio continuo delle variazioni nel tempo del ritardo di propagazione della marea astronomica consente di verificare i cambiamenti idrodinamici e quindi morfologici interni alla Laguna di Venezia, che deve la sua sopravvivenza al mantenimento di delicatissimi equilibri ambientali. I ritardi di propagazione della marea all'interno della laguna sono calcolati rispetto al Golfo di Venezia, appartenente alla stessa area da un punto di vista geologico, ma esente dall'intervento antropico, trovandosi in mare. I ritardi di propagazione di marea sono maggiori quanto maggiore è la distanza del punto di osservazione dalla bocca di porto a cui è sotteso. L'onda di marea impiega circa 35/40 minuti per entrare in laguna attraversando la strettoia delle tre bocche di porto, mentre occorrono circa tre ore al colmo di marea per raggiungere le aree più interne e remote.
- ALTEZZA DELLA MAREA ASTRONOMICA LUNGO LE COSTE ITALIANELa marea è un fenomeno periodico di innalzamento e abbassamento della superficie del mare dovuto all’attrazione gravitazione esercitata dalla Luna, dal Sole e dagli altri corpi celesti sulle masse di acqua presenti sulla Terra e secondariamente dovuto anche alle perturbazioni meteorologiche. I dati della Rete Mareografica Nazionale (ISPRA) sono stati utilizzati per caratterizzare l’ampiezza della componente astronomica del segnale di marea lungo le coste Italiane.MAREGGIATEIndicatore di stato che individua e caratterizza gli eventi di mareggiata nei mari italiani.ONDOSITAIndicatore di stato dei mari italiani che rappresenta, in modalità qualitativa ordinale, il moto ondoso misurato in termini di altezza significativa d'onda.TEMPERATURA ACQUE MARINEIndicatore di stato dei mari italiani. Descrive la media della temperatura superficiale delle acque marine. Nel 2020 si denota una sostanziale stabilità generale, con un aumento delle temperature medie più marcato nel Mediterraneo Occidentale e una diminuzione nello Ionio, rispetto al periodo 2008-2019.UPWELLINGL'upwelling è un fenomeno fisico dovuto all'azione di vento e correnti che possono generare una corrente di risalita, orientata verso il largo e ortogonale alla costa. Questo fenomeno ha un notevole impatto sulla fauna ittica locale e per questo di grande interesse. L'individuazione delle aree più favorevoli al generarsi di questo fenomeno è stata realizzata utilizzando i dati di velocità e direzione del vento forniti dalla Rete Mareografica Nazionale (RMN) gestita da ISPRA.
- COSTA PROTETTAPer contenere l’erosione dei litorali e i danni prodotti dalle mareggiate negli anni sono stati eseguiti lungo le coste italiane numerosi interventi con opere di difesa, finalizzati alla protezione dei beni e delle infrastrutture presenti nell’immediato entroterra e al ripristino delle spiagge in arretramento. L’indicatore fornisce una stima su base nazionale e regionale della costa protetta con opere rigide, la misura è rappresentativa sia della fragilità degli ambienti costieri del Paese sia degli oneri di gestione e di protezione dal dissesto idrogeologico delle zone costiere. Il 16% delle coste italiane, pari a 1.291 km, è protetto con opere di difesa e l’azione di contrasto all’erosione non si arresta; dal rilievo dello stato delle coste al 2019 risulta che tra il 2007 e 2019 sono state realizzate nuove opere a protezione di ulteriori 180 km di costa.DINAMICA LITORANEAL’indicatore fornisce la stima su base nazionale e regionale dello stato conservazione delle coste italiane nel 2019 e dei cambiamenti per erosione o per avanzamento subiti dal 2007, utile per la valutazione della vulnerabilità delle aree costiere e del rischio a cui sono esposti centri urbani, infrastrutture e attività socio-economiche che si sviluppano in prossimità della costa. Nel 2019 si riscontra una significativa instabilità su 1.771 km di litorali, di cui 841 km per erosione, tuttavia rispetto ai precedenti rilievi (1950-2000, 2000-2007) si registra a livello nazionale una lieve tendenza a una maggiore stabilità e a un aumento dei tratti di costa in avanzamento.
- DEPURATORI: CONFORMITÀ DEI SISTEMI DI DEPURAZIONE DELLE ACQUE REFLUE URBANEIl controllo della conformità fa il punto sullo stato di adeguamento tecnologico dei sistemi di depurazione delle acque reflue urbane relativi ad agglomerati maggiori o uguali a 2000 a.e., utile soprattutto ai fini della pianificazione di eventuali azioni rivolte alla tutela delle acque. Nel 2018, dei 3.030 agglomerati considerati il 75,6% è risultato conforme, il 13,5% non conforme, il 7,4% parzialmente conforme e il 3,5% con dati non disponibili. Il grado di conformità pari al 100% si registra in Piemonte ed Emilia-Romagna.DEPURATORI: CONFORMITA' DEL SISTEMA DI FOGNATURA DELLE ACQUE REFLUE URBANELa presenza o meno di rete fognaria e la percentuale di acque reflue convogliate nei sistemi di collettamento indicano il grado di conformità ai requisiti previsti dalla normativa di riferimento. Nel 2018, il grado di conformità nazionale è pari al 100%. Il 95,4% del carico organico è convogliato in fognatura, il 3,9% in sistemi individuali mentre lo 0,7% non risulta convogliato.INDICE SINTETICO INQUINAMENTO DA NITRATI DELLE ACQUE SOTTERRANEE (NO3 STATUS)L’indice fornisce informazioni sul livello d’inquinamento da nitrati delle acque sotterranee di un dato territorio. L’indice è un numero razionale compreso tra 0 e 1; esprime contemporaneamente le seguenti informazioni: lo stato generale delle acque, in un dato territorio, rispetto all’inquinamento da nitrati di origine agricola; la qualità dell’inquinamento, espresso in termini di classi percentuali di superamento della soglia “inquinamento”, di raggiungimento/superamento delle soglie di “attenzione” e “significatività”, così come definite dall'ISPRA, tenendo anche conto delle disposizioni di cui alla Direttiva 91/676/CEE (Direttiva Nitrati).e dei successivi orientamenti applicativi elaborati in ambito UE. Con riferimento al quadriennio 2016-2019, a livello nazionale l'indice si attesta a 0,888, valore che corrisponde a una situazione ambientale positiva, considerato, tra l’altro, che oltre il 68% dei siti di monitoraggio presentano una concentrazione di nitrati inferiore alla soglia di significatività di 25 mg/l.INDICE SINTETICO INQUINAMENTO DA NITRATI DELLE ACQUE SUPERFICIALI (NO3 STATUS)L’indice fornisce informazioni sul livello d’inquinamento da nitrati e sullo stato trofico delle acque superficiali di un dato territorio. L’indice è un numero razionale compreso tra 0 e 1, costituito da quattro cifre decimali dalle quali, da sinistra verso destra, si deducono, informazioni rispettivamente su: rapporto percentuale, rispetto al numero di punti di monitoraggio, della somma del numero di punti nei quali la concentrazione media di NO3 è maggiore della soglia di inquinamento e del numero di punti in stato "eutrofico"; rapporto percentuale, rispetto al numero di punti di monitoraggio, della somma del numero di punti nei quali la concentrazione media di NO3 è maggiore o uguale alla soglia di attenzione (ma inferiore o uguale a quella di inquinamento) e del numero di punti in stato "potrebbe diventare eutrofico"; percentuale dei punti di monitoraggio che eguagliano o superano la soglia di elevata significatività (ma che sono inferiori a quella di attenzione); percentuale dei punti di monitoraggio che eguagliano o superano la soglia di significatività (ma che sono inferiori a quella di elevata significatività). A livello nazionale, con riferimento, al quadriennio 2016-2019, l’indice si attesta a 0,7898, che corrisponde a una situazione ambientale positiva, considerato, tra l’altro, che l'82,1% dei siti di monitoraggio presentano una concentrazione di nitrati inferiore alla soglia di significatività di 10 mg/l.PERCENTUALE DI ACQUE REFLUE DEPURATELa percentuale di acque reflue depurate esprime la quantità di carico organico biodegradabile che raggiunge gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane rispetto al carico organico totale prodotto dagli agglomerati (maggiori o uguali a 2.000 a.e.) presenti sul territorio nazionale. Nel 2018, detta percentuale è pari al 95,4%, superiore a quella del 2016 (92,5%).
- EVAPOTRASPIRAZIONE POTENZIALEL'indicatore fornisce, per ciascun mese dell'anno, la valutazione, mediante il metodo di Thornthwaite, dell'altezza d'acqua di evapotraspirazione potenziale cumulata mensile (espressa in mm) ragguagliata alla superficie del territorio nazionale. L'indicatore è confrontato con il valore medio del periodo 1951-2019 stimato con lo stesso metodo.EVAPOTRASPIRAZIONE REALEL'indicatore fornisce, per ciascun mese dell'anno, la valutazione dell'altezza d'acqua cumulata mensile (espressa in mm) ragguagliata alla superficie del territorio nazionale che effettivamente si trasferisce in atmosfera per i fenomeni di evaporazione dagli specchi liquidi e dal terreno e di traspirazione della vegetazione, mediante il metodo di Thornthwaite e Mather. L'indicatore è confrontato con il valore medio del periodo 1951-2019.INDICE DI RUNOFFL'indicatore fornisce la valutazione (espressa in %) del rapporto tra il volume annuo del runoff e il volume annuo di precipitazione. L'indicatore è confrontato con il corrispondente valore medio del periodo 1951-2019. Nel 2019 il valore dell’indicatore, pari al 25,9%, è stato maggiore del valore medio del periodo 1951-2019, pari al 23,8%.INFILTRAZIONEL'indicatore fornisce, per ciascun mese dell'anno, la valutazione dell'altezza d'acqua cumulata mensile (espressa in mm) ragguagliata alla superficie del territorio nazionale che si infiltra in profondità nel terreno a seguito delle precipitazioni. Nel 2019 il valore del totale annuo dell’infiltrazione è risultato superiore alla media del periodo 1951-2019.INTERNAL FLOWL'indicatore fornisce la stima annua (espressa in mm) della quantità di risorsa idrica rinnovabile che naturalmente si produce in un determinato territorio per effetto delle precipitazioni che cadono nello stesso territorio. L'indicatore è calcolato per ogni anno dal 1951 al 2019 e nel 2019 il suo valore di 552,6 mm è risultato superiore alla media del periodo stimata in 459,3 mm.PERCENTUALE DEL TERRITORIO ITALIANO SOGGETTO A DEFICIT E SURPLUS DI PRECIPITAZIONEViene calcolata, per ciascun mese dal 1952 al 2019, la percentuale del territorio italiano soggetto a deficit e/o surplus di precipitazione espresso mediante lo Standardized Precipitation Index (SPI) relativo alla precipitazione aggregata su 3 e 12 mesi. Nel 2019 il territorio nazionale è stato caratterizzato mediamente da una situazione “normale” sia relativamente alla precipitazione cumulata su 12 mesi sia relativamente a quella cumulata su 3 mesi, con percentuali del territorio rispettivamente di oltre il 75% e oltre il 66%.PORTATEL’indicatore fornisce una valutazione dell’andamento dei volumi d’acqua misurati in sezioni d’alveo di alcuni dei principali corsi d’acqua italiani rispetto all’anno e al decennio precedente. Per il 2019 è stato possibile rappresentare i dati di portata relativi a 6 sezioni di chiusura di altrettanti corsi d’acqua di rilievo nazionale (Po, Arno, Adige, Bacchiglione, Serchio e Tevere).PRECIPITAZIONIL'indicatore fornisce la valutazione (espressa in mm) dell'altezza d'acqua, ragguagliata alla superficie del territorio nazionale, che precipita al suolo (sia in forma liquida sia solida) per ciascun mese e per l'intero anno 2019. L'indicatore è confrontato, per ciascun mese dell'anno, con il corrispondente valore medio del periodo 1951-2019 ottenuto mediante la medesima metodologia. Nel 2019 il valore delle precipitazioni totali annue è stato superiore al corrispondente valore medio del periodo 1951-2019.SICCITÀ IDROLOGICALe mappe di Standardized Precipitation Index (SPI) a 12 mesi del Bollettino di Siccità di ISPRA, che sono ottenute utilizzando le reanalisi di precipitazione a 2.5° del National Centers for Environmental Prediction/Department of Energy (NCEP/DOE reanalysis), forniscono una valutazione a livello nazionale e a larga scala delle condizioni di siccità idrologica quantificando il deficit o il surplus di precipitazione. Il passo temporale di aggregazione a 12 mesi dello SPI è quello che meglio descrive gli effetti della siccità sulla portata dei fiumi e sulle falde acquifere. Le mappe di SPI a 12 mesi hanno evidenziato, in generale, per l'intero anno 2020 una situazione nella norma nei quantitativi di precipitazione cumulata su 12 mesi, rispetto alla climatologia di riferimento (1948-2019), per la quasi totalità del territorio italiano, con alcune situazioni localizzate di surplus di precipitazione (umidità severa). Pur tuttavia, è altresì importante segnalare che la prima parte dell'anno è stata caratterizzata da un minor apporto meteorico che ha portato a delle situazioni localizzate di siccità meteorologica su breve periodo, così come evidenziato dalle mappe di SPI a 3 mesi presenti sul Bollettino di Siccità di ISPRA.TEMPERATURA DELL'ARIAL'indicatore fornisce una rappresentazione dell'andamento delle temperature medie mensili registrate in città capoluogo di provincia/regione nel corso del 2019, confrontato con quello delle temperature medie mensili calcolato per le stesse località sul trentennio 1961-1990.