Atmosfera
- BILANCIO DI MASSA DEI GHIACCIAIIndicatore elaborato per un campione ridotto di ghiacciai alpini, che rappresenta la somma algebrica tra la massa di ghiaccio accumulato, derivante dalle precipitazioni nevose, e la massa persa per fusione nel periodo di scioglimento. Per i sette corpi glaciali considerati si verifica una generale tendenza alla deglaciazione e allo scioglimento, anche se con andamento discontinuo caratterizzato da un’alternanza di anni a bilancio negativo e anni a bilancio relativamente positivo.GIORNI CON GELOL'indicatore descrive la tendenza dei fenomeni di freddo intenso in Italia, più precisamente esprime il numero di giorni con temperatura minima assoluta dell'aria minore o uguale a 0°C. Nel 2018 è stata osservata una diminuzione di circa 15 giorni con gelo rispetto al valore medio calcolato nel trentennio di riferimento (1961-1990).GIORNI ESTIVIL'indicatore descrive la tendenza dei fenomeni di caldo intenso in Italia, più precisamente esprime il numero di giorni con temperatura massima dell'aria maggiore di 25 °C. Nel 2018 è stato osservato un incremento di circa 24 giorni estivi rispetto al valore medio calcolato nel trentennio di riferimento (1961-1990).NOTTI TROPICALIL'indicatore descrive la tendenza dei fenomeni di caldo intenso in Italia, nello specifico esprime il numero di giorni con temperatura minima dell'aria maggiore di 20°C. Nel 2018 è stato osservato un incremento di circa 14 notti tropicali rispetto al valore medio calcolato nel trentennio di riferimento (1961-1990).ONDE DI CALOREL'indicatore descrive la tendenza dei fenomeni di caldo intenso in Italia. Un’onda di calore è un evento della durata di almeno 6 giorni consecutivi nei quali la temperatura massima è superiore al 90° percentile della distribuzione delle temperature massime giornaliere nello stesso periodo dell’anno sul trentennio climatologico. L'indicatore conta il numero dei giorni caratterizzati da un’onda di calore, così definita, in un anno. Si evidenzia l'aumento notevole delle onde di calore a partire dagli anni '80, in particolare nel 2018 è stato osservato un incremento di circa 21 giorni con onde di calore rispetto al valore medio calcolato nel trentennio di riferimento (1961-1990).PRECIPITAZIONE CUMULATAL'indicatore descrive l'entità e la distribuzione delle precipitazioni in Italia. Nel 2018 le precipitazioni cumulate annuali in Italia sono state complessivamente superiori di circa il 18% rispetto al valore medio calcolato nel trentennio di riferimento (1961-1990).TEMPERATURA MEDIAL'indicatore descrive l'andamento della temperatura media in Italia. L'aumento della temperatura media registrato in Italia negli ultimi trenta anni è stato quasi sempre superiore a quello medio globale sulla terraferma. Nel 2018 l'anomalia, rispetto alla media climatologica 1961-1990, della temperatura media in Italia (+1,71°C) è stata superiore a quella globale sulla terraferma (+0,98 °C). In Italia, il valore dell'anomalia della temperatura media del 2018 si colloca al 1° posto nell'intera serie, segnando così il nuovo record assoluto. Quattro dei cinque valori più elevati di temperatura media sono stati registrati negli ultimi cinque anni: nell’ordine, oltre al 2018, nel 2015, 2014 e 2016.VARIAZIONE DELLE FRONTI GLACIALIL' indicatore rappresenta l'attività di monitoraggio delle fronti glaciali (avanzamento - regressione - stabilità) di un campione di ghiacciai alpini. L'andamento delle fronti glaciali permette di evidenziare un trend complessivo verso l'innalzamento delle fronti stesse determinato dal fenomeno dello scioglimento dei ghiacciai.
- EMISSIONI AGGREGATE DI GAS A EFFETTO SERRA IN TERMINI DI CO2 EQUIVALENTI, EVITATE ATTRAVERSO PROGRAMMI DI COOPERAZIONE INTERNAZIONALEIn base ai dati pubblicati nel sito dell'UNFCCC l'Italia risulta coinvolta in 128 progetti CDM (Clean Development Mechanism ) registrati presso l'Executive Board. In base ai dati attualmente disponibili e considerando esclusivamente i progetti in cui l'Italia è unico proponente si possono stimare 5,6 Mt CO2eq di crediti da CDM al 2020.EMISSIONI DI BENZENE (C6H6): TREND E DISAGGREGAZIONE SETTORIALEL'indicatore, che rappresenta l'andamento delle emissioni nazionali di benzene per settore di provenienza dal 1990 al 2017, evidenzia una forte riduzione nell’intero periodo (-91,5%), principalmente imputabile al settore dei trasporti stradali (-95,6%), con riferimento sia a una diminuzione del benzene nel combustibile, sia al rinnovo del parco autovetture.EMISSIONI DI COMPOSTI ORGANICI PERSISTENTI (IPA, DIOSSINE E FURANI): TREND E DISAGGREGAZIONE SETTORIALEL'indicatore rappresenta l'andamento delle emissioni nazionali di composti organici persistenti per settore di provenienza, dal 1990 al 2017. L’obiettivo del conseguimento di valori di emissione inferiori a quelli del 1990 è stato conseguito sia per gli IPA (-15,4%) sia per diossine e furani (-42,8%), seppure con andamenti differenti.EMISSIONI DI GAS SERRA (CO2 ,CH4 ,N2 O,HFCS,PFCS,SF6 ):PROCAPITE E PILL’indicatore rappresenta, nell'arco temporale 1990 - 2017, l’andamento delle emissioni di gas serra in Italia per abitante e rispetto al PIL. Si rileva una diminuzione per entrambi, accentuata dalla crescita della popolazione e del PIL, che evidenziano dunque un disaccoppiamento tra determinanti e pressioni.EMISSIONI DI GAS SERRA (CO2, CH4, N2O, HFCS, PFCS, SF6): DISAGGREGAZIONE SETTORIALEL'indicatore rappresenta la serie storica delle emissioni di gas serra nazionali dal 1990 al 2017, per settore di provenienza; tali stime sono ufficialmente comunicate dall'Italia nell'ambito della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), del Protocollo di Kyoto e delle Direttive europee sulla limitazione delle emissioni. Si registra una riduzione sensibile delle emissioni rispetto al 1990 (-17,4%), anche spiegata dalla recessione economica che ha frenato i consumi negli ultimi anni, con conseguente riduzione delle emissioni di CO2 (-20,6% rispetto al 1990).EMISSIONI DI GAS SERRA NEI SETTORI ETS ed ESDL'indicatore è costituito dalle quote di emissione emesse dai settori industriali soggetti al sistema di scambio di quote (EU emissions trading), istituito in base alla Direttiva 2003/87/CE, e le emissioni di tutti i settori non coperti dal sistema ETS, ovvero piccola-media industria, trasporti, civile, agricoltura e rifiuti secondo la Decisione 406/2009/CE (Effort Sharing Decision, ESD). Le emissioni dei settori ESD sono inferiori all’obiettivo richiesto di 28,1 MtCO2eq nel 2017.EMISSIONI DI METALLI PESANTI (CD, HG, PB, AS, CR, CU, NI,SE,ZN): TREND E DISAGGREGAZIONE SETTORIALEL'indicatore rappresenta la serie storica delle emissioni nazionali di metalli pesanti dal 1990 al 2017, per settore di provenienza. Dal 1990 si rileva una riduzione delle emissioni per tutti i metalli, ad eccezione dell’arsenico (+27,1%) e del selenio (+8,5%). In particolare le emissioni di cadmio, mercurio e piombo sono in linea con gli obiettivi fissati a livello internazionale dal Protocollo di Aarhus, essendosi ridotte rispetto ai valori del 1990 rispettivamente del -29,5%, -39,9% e -93,6%.EMISSIONI DI MONOSSIDO DI CARBONIO (CO): TREND E DISAGGREGAZIONE SETTORIALEL'indicatore, che rappresenta l'andamento delle emissioni nazionali per settore di provenienza di monossido di carbonio dal 1990 al 2017, evidenzia a livello totale una sensibile riduzione negli anni (-67,7%). Tale andamento è dovuto in gran parte all'evoluzione delle emissioni del settore del trasporto stradale, che cessano di crescere dal 1994, e si riducono tra il 1990 e il 2017 del 91,5%, grazie soprattutto al rinnovo del parco veicolare.EMISSIONI DI PARTICOLATO (PM10): TREND E DISAGGREGAZIONE SETTORIALEL'indicatore rappresenta l'andamento delle emissioni nazionali di particolato (PM10) per settore di provenienza dal 1990 al 2017, evidenziando a livello totale una marcata riduzione negli anni (-32,8%). Il settore del trasporto stradale, che contribuisce alle emissioni totali con una quota emissiva dell’11,2 % nel 2017, presenta una riduzione nell’intero periodo pari al 61,8%. Le emissioni provenienti dalla combustione non industriale, invece, crescono del 68,6% tra il 1990 e il 2017, rappresentando nel 2017 il settore più importante con il 58,4% di peso sulle emissioni totali.EMISSIONI DI PRECURSORI DI OZONO TROPOSFERICO (NOx E COVNM): TREND E DISAGGREGAZIONE SETTORIALEL’indicatore rappresenta l’andamento nazionale dei valori di emissione dei precursori di ozono troposferico: ossidi di azoto e composti organici volatili non metanici, distintamente per settore di provenienza, ed evidenzia la marcata decrescita dal 1990 al 2017 (-65,6% per NOx, e -53,3% per COVNM), determinata dalla forte diminuzione delle emissioni derivanti dal trasporto.EMISSIONI DI SOSTANZE ACIDIFICANTI (SOx, NOx, NH3): TREND E DISAGGREGAZIONE SETTORIALEL'indicatore descrive l'andamento delle emissioni nazionali di sostanze acidificanti SOx, NOx e NH3, sia a livello totale che settoriale, evidenziandone il trend decrescente dal 1990 al 2017 (-67,6%). Con riferimento alla Direttiva 2016/2284 del Parlamento Europeo e del Consiglio, concernente la riduzione delle emissioni nazionali di determinati inquinanti atmosferici, che definisce gli impegni nazionali di riduzione delle emissioni rispetto al 2005, applicabili dal 2020 al 2029 e a partire dal 2030, gli ossidi di zolfo e l’ammoniaca raggiungono la percentuale di riduzione imposta per il 2020 già dal 2009; mentre gli ossidi di azoto raggiungono nel 2016 la percentuale di riduzione imposta per il 2020.INTENSITÀ DI EMISSIONE DI ANIDRIDE CARBONICA NELL’INDUSTRIA RISPETTO AL VALORE AGGIUNTOL’indicatore esprime le emissioni di anidride carbonica per unità di valore aggiunto nell’industria manifatturiera ed edilizia in Italia. Tale indicatore di efficienza, elaborato per gli anni dal 1990 al 2017, viene comunicato annualmente alla Commissione Europea nell’ambito del meccanismo di monitoraggio delle emissioni di gas ad effetto serra della Comunità e per l'attuazione del protocollo di Kyoto. La consistente riduzione dell’intensità di emissione negli anni è indice del miglioramento del livello di efficienza raggiunta dall’industria manifatturiera ed edilizia in Italia (-48,1% tra il 1990 e il 2017).
- QUALITÀ DELL' ARIA AMBIENTE: PARTICOLATO (PM10)L’indicatore si basa sui dati della concentrazione di PM10 in atmosfera misurati nel corso del 2018 nelle stazioni di monitoraggio distribuite sul territorio nazionale, raccolti e archiviati in ISPRA nel database InfoAria, secondo quanto previsto dalla Direttiva 2008/50/CE (e dal Decreto legislativo di recepimento n. 155/2010) e dalla Decisione 2011/850/EU. Le stazioni di monitoraggio che hanno misurato e comunicato dati del PM10 sono 574. Le serie di dati con copertura temporale sufficiente per la verifica dei valori di rifermento sono 523. Sono stati registrati superamenti sia del valore limite annuale (4 stazioni pari allo 0,8% dei casi) sia del valore limite giornaliero (95 stazioni pari al 18% dei casi). Risultano infine superati nella maggior parte delle stazioni di monitoraggio sia il valore di riferimento annuale dell’OMS (67% dei casi), sia quello giornaliero (75% dei casi).QUALITÀ DELL'ARIA AMBIENTE: BENZO(A)PIRENE NEL PM10L’indicatore si basa sui dati della concentrazione di benzo(a)pirene in atmosfera, misurati nel corso del 2018 nelle stazioni di monitoraggio distribuite sul territorio nazionale, raccolti e archiviati in ISPRA nel database InfoAria, secondo quanto previsto dalla Direttiva 2008/50/CE (e dal Decreto legislativo di recepimento n. 155/2010) e dalla Decisione 2011/850/EU. Le stazioni di monitoraggio che hanno misurato e comunicato dati di B(a)P sono 167. Le serie di dati con copertura temporale sufficiente per la verifica dei valori di rifermento sono 124. Sono stati registrati superamenti del valore obiettivo (8 stazioni pari al 6% dei casi).QUALITÀ DELL'ARIA AMBIENTE: BIOSSIDO DI AZOTO (NO2)L’indicatore si basa sui dati della concentrazione di biossido di azoto (NO2) in atmosfera misurati nel corso del 2018, nelle stazioni di monitoraggio distribuite sul territorio nazionale, raccolti e archiviati in ISPRA nel database InfoAria, secondo quanto previsto dalla Direttiva 2008/50/CE (e dal Decreto legislativo di recepimento n. 155/2010) e dalla Decisione 2011/850/EU. Le stazioni di monitoraggio che hanno misurato e comunicato dati di NO2 sono 629. Le serie di dati con copertura temporale sufficiente per la verifica dei valori di rifermento sono 578. Il valore limite orario è rispettato ovunque: in nessuna stazione si è verificato il superamento di 200 µg/m³, come media oraria, per più di 18 volte. Il valore di riferimento OMS, che non prevede superamenti dei 200 µg/m³, è superato in 14 stazioni (pari al 2% delle stazioni con copertura temporale sufficiente). Il valore limite annuale paria a 40 µg/m³ come media annua, che coincide con il valore di riferimento OMS per gli effetti a lungo termine sulla salute umana, è superato in 37 stazioni (6%).QUALITÀ DELL'ARIA AMBIENTE: OZONO TROPOSFERICO (O3)L’indicatore si basa sui dati di concentrazione di ozono in atmosfera misurati nel corso del 2018, nelle stazioni di monitoraggio distribuite sul territorio nazionale, raccolti e archiviati in ISPRA nel database InfoAria, secondo quanto previsto dalla Direttiva 2008/50/CE (e dal Decreto legislativo di recepimento n. 155/2010) e dalla Decisione 2011/850/EU. Le stazioni di monitoraggio che hanno misurato e comunicato dati di O3 sono 349. Le serie di dati con copertura temporale sufficiente per la verifica dei valori soglia e dell’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana sono 321. Le stazioni suburbane, rurali e rurali di fondo che rispettano la percentuale minima richiesta per il calcolo dell’obiettivo a lungo termine per la protezione della vegetazione (AOT40v) sono 157. L’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana (OLT) è stato superato nella quasi totalità delle stazioni: 91%. La percentuale di stazioni in cui l’OLT è stato superato per più di 25 giorni è pari al 52%. La soglia di informazione per la protezione della salute è stata superata nel 36% delle stazioni mentre la soglia di allarme nell’1%. L’obiettivo a lungo termine per la protezione della vegetazione (AOT40v) è stato superato nella quasi totalità delle stazioni (92%).QUALITÀ DELL'ARIA AMBIENTE: PARTICOLATO (PM2,5)L’indicatore si basa sui dati di concentrazione di PM2,5 in atmosfera, misurati nel corso del 2018 nelle stazioni di monitoraggio distribuite sul territorio nazionale, raccolti e archiviati in ISPRA nel database InfoAria, secondo quanto previsto dalla Direttiva 2008/50/CE (e dal Decreto legislativo di recepimento n.155/2010) e dalla Decisione 2011/850/EU. Le stazioni di monitoraggio che hanno misurato e comunicato dati del PM2,5 sono 287. Le serie di dati con copertura temporale sufficiente per la verifica dei valori di rifermento sono 256. Sono stati registrati sporadici superamenti del valore limite annuale di 25 µg/m³ (4 stazioni pari al 2% dei casi). Risulta invece superato nella maggior parte delle stazioni di monitoraggio il valore di riferimento annuale dell’OMS pari a 10 µg/m³ (88% dei casi).