PERCENTUALE MEDIA DI FRAZIONI ESTRANEE NEL RIFIUTO ORGANICO DA RACCOLTA DIFFERENZIATA
Descrizione e scopo:
La direttiva 2008/98/CE fissa, per i rifiuti urbani, un obiettivo di riciclaggio del 50% da conseguire entro il 2020. Con l’emanazione della direttiva 2018/851/UE sono stati introdotti ulteriori obiettivi per la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio, da conseguirsi entro il 2025 (55%), 2030 (60%) e 2035 (65%). I tre nuovi obiettivi non considerano specifiche frazioni merceologiche ma si applicano all’intero ammontare dei rifiuti urbani.
Il calcolo delle percentuali di riciclaggio prevede di escludere dal computo delle quote riciclate gli scarti del trattamento. L’elevata purezza merceologica delle frazioni avviate agli impianti di riciclaggio finale assuma un’importanza cruciale al fine di ottimizzare il recupero di dette frazioni. Nel caso della frazione organica, destinata agli impianti di trattamento biologico per produzione di ammendanti compostati ai sensi del d.lgs. n. 75/2010 e per il recupero di biogas, o avviata alle apparecchiature per l’effettuazione del compostaggio di comunità ai sensi del DM 266/2016, la purezza merceologica può essere garantita solo attraverso una raccolta differenziata di elevata qualità che consenta di evitare una contaminazione alla fonte di tale frazione.
L’ottimizzazione della raccolta della frazione organica riveste, evidentemente, un ruolo di primaria importanza anche per il soggetto istituzionale responsabile della raccolta differenziata, in quanto consente di ottenere un rifiuto destinabile a recupero di materia e di evitare quindi una gestione orientata allo smaltimento. Secondo alcuni riferimenti tecnici, un presenza di materiali non compostabili, nel rifiuto organico, superiore al 10% può creare criticità gestionali in diversi impianti e costi aggiuntivi , pur essendo comunque trasformabile in compost di qualità con gli adeguati presidi impiantistici.
L’indicatore, che può essere costruito ed aggiornato attraverso l’effettuazione di specifiche analisi merceologiche, può consentire di monitorare la qualità della frazione organica, fornendo alle amministrazioni competenti gli elementi tecnici di supporto all’individuazione di accorgimenti correttivi finalizzati al miglioramento del proprio sistema di raccolta differenziata.
Lo scopo è di migliorare le caratteristiche qualitative della frazione organica per ottimizzarne il recupero presso gli impianti di trattamento biologico aerobico e anaerobico e le istallazioni per il compostaggio di comunità.
Unitamente al dato sul contenuto di scarti nella frazione organica, sarà fornito anche il dato relativo alla percentuale di frazione organica trattata presso gli impianti di compostaggio e digestione anaerobica rispetto al quantitativo di tale frazione presente nel rifiuto urbano annualmente prodotto su scala regionale.
Il calcolo delle percentuali di riciclaggio prevede di escludere dal computo delle quote riciclate gli scarti del trattamento. L’elevata purezza merceologica delle frazioni avviate agli impianti di riciclaggio finale assuma un’importanza cruciale al fine di ottimizzare il recupero di dette frazioni. Nel caso della frazione organica, destinata agli impianti di trattamento biologico per produzione di ammendanti compostati ai sensi del d.lgs. n. 75/2010 e per il recupero di biogas, o avviata alle apparecchiature per l’effettuazione del compostaggio di comunità ai sensi del DM 266/2016, la purezza merceologica può essere garantita solo attraverso una raccolta differenziata di elevata qualità che consenta di evitare una contaminazione alla fonte di tale frazione.
L’ottimizzazione della raccolta della frazione organica riveste, evidentemente, un ruolo di primaria importanza anche per il soggetto istituzionale responsabile della raccolta differenziata, in quanto consente di ottenere un rifiuto destinabile a recupero di materia e di evitare quindi una gestione orientata allo smaltimento. Secondo alcuni riferimenti tecnici, un presenza di materiali non compostabili, nel rifiuto organico, superiore al 10% può creare criticità gestionali in diversi impianti e costi aggiuntivi , pur essendo comunque trasformabile in compost di qualità con gli adeguati presidi impiantistici.
L’indicatore, che può essere costruito ed aggiornato attraverso l’effettuazione di specifiche analisi merceologiche, può consentire di monitorare la qualità della frazione organica, fornendo alle amministrazioni competenti gli elementi tecnici di supporto all’individuazione di accorgimenti correttivi finalizzati al miglioramento del proprio sistema di raccolta differenziata.
Lo scopo è di migliorare le caratteristiche qualitative della frazione organica per ottimizzarne il recupero presso gli impianti di trattamento biologico aerobico e anaerobico e le istallazioni per il compostaggio di comunità.
Unitamente al dato sul contenuto di scarti nella frazione organica, sarà fornito anche il dato relativo alla percentuale di frazione organica trattata presso gli impianti di compostaggio e digestione anaerobica rispetto al quantitativo di tale frazione presente nel rifiuto urbano annualmente prodotto su scala regionale.
Linea di attività del progetto:
Linea 2
Descrizione della metodologia di elaborazione:
Nell’ambito delle rilevazioni annuali sugli impianti di gestione della frazione organica, si procede a raccogliere informazioni di dettaglio ai fini della quantificazione degli scarti derivanti dal trattamento, con particolare riferimento al contenuto di materiali estranei separati nelle fasi di trattamento preliminare. I dati reperiti presso gli impianti potranno, inoltre, consentire di popolare l’indicatore sin dal primo anno di riferimento.
La frazione di scarto, determinata nell'ambito delle rilevazioni annuali, si riferisce ai rifiuti appartenenti alle voci del sottocapitolo 1912 dell'Elenco Europeo dei rifiuti di cui alla decisione 2000/532/CE, ossia ai rifiuti derivanti dalle operazioni di separazione della frazione organica dalle altre frazioni presenti nel rifiuto organico conferito presso gli impianti. Ai fini dell'elaborazione non si configurano, invece, come scarti né il cosiddetto "compost fuori specifica" ossia la frazione organica che, pur se trattata, non rispetta tuttavia i requisiti previsti dal d.lgs n. 75/2010 per gli ammendanti compostati, né il percolato. La percentuale di scarto è calcolata in rapporto al totale dei rifiuti trattati presso gli impianti e non in rapporto alla sola quota di rifiuto organico da raccolta differenziata, tenuto conto che anche i rifiuti di altra provenienza (ad esempio fanghi, rifiuti organici del comparto agroindustriale, ecc.) potrebbero contenere frazioni che contribuiscono alla quota di scarto.
Per quanto riguarda il dato sulla percentuale di frazione organica trattata rispetto al quantitativo di tale frazione presente nel rifiuto urbano annualmente prodotto su scala regionale è applicata la metodologia di seguito riportata.
Il dato relativo alla quota di frazione organica contenuta nel rifiuto urbano viene determinata combinando i dati disponibili sul contenuto percentuale di frazione organica nel rifiuto urbano indifferenziato prodotto nei vari contesti territoriali con i dati di raccolta differenziata dell'organico nei medesimi contesti.
Il rapporto tra quantitativo avviato agli impianti di trattamento e produzione dà la quota di frazione umida trattata sul totale prodotto.
La frazione di scarto, determinata nell'ambito delle rilevazioni annuali, si riferisce ai rifiuti appartenenti alle voci del sottocapitolo 1912 dell'Elenco Europeo dei rifiuti di cui alla decisione 2000/532/CE, ossia ai rifiuti derivanti dalle operazioni di separazione della frazione organica dalle altre frazioni presenti nel rifiuto organico conferito presso gli impianti. Ai fini dell'elaborazione non si configurano, invece, come scarti né il cosiddetto "compost fuori specifica" ossia la frazione organica che, pur se trattata, non rispetta tuttavia i requisiti previsti dal d.lgs n. 75/2010 per gli ammendanti compostati, né il percolato. La percentuale di scarto è calcolata in rapporto al totale dei rifiuti trattati presso gli impianti e non in rapporto alla sola quota di rifiuto organico da raccolta differenziata, tenuto conto che anche i rifiuti di altra provenienza (ad esempio fanghi, rifiuti organici del comparto agroindustriale, ecc.) potrebbero contenere frazioni che contribuiscono alla quota di scarto.
Per quanto riguarda il dato sulla percentuale di frazione organica trattata rispetto al quantitativo di tale frazione presente nel rifiuto urbano annualmente prodotto su scala regionale è applicata la metodologia di seguito riportata.
Il dato relativo alla quota di frazione organica contenuta nel rifiuto urbano viene determinata combinando i dati disponibili sul contenuto percentuale di frazione organica nel rifiuto urbano indifferenziato prodotto nei vari contesti territoriali con i dati di raccolta differenziata dell'organico nei medesimi contesti.
Il rapporto tra quantitativo avviato agli impianti di trattamento e produzione dà la quota di frazione umida trattata sul totale prodotto.
Dati di base associati:
Quantitativo di scarti nella frazione organica da raccolta differenziata
Ambito territoriale:
Regioni
Anno iniziale:
2015
Anno finale:
2020
Periodicità di aggiornamento:
Annuale
Unità di misura:
Percentuale (%)
Tonnellata (t)
Fonti:
ISPRA
Note:
Il dato è calcolato come percentuale di scarti rispetto all'input negli impianti di trattamento biologico della frazione organica da raccolta differenziata.
- Titolo: Contenuto di scarti nel rifiuto trattato presso gli impianti di compostaggio e digestione anaerobica, con rapporto tra frazione organica e prodotto (2019)
- Titolo: Contenuto di scarti nel rifiuto trattato presso gli impianti di compostaggio e digestione anaerobica, con rapporto tra frazione organica e prodotto (2020)
- Titolo: Trattamento frazione organica presso gli impianti di compostaggio e digestione anaerobica, con rapporto tra frazione organica e prodotto (2015-2020)
Tema:
Rifiuti